Intervista a Margherita S. (1922)

Vi aspettavate che Foggia sarebbe stata bombardata?

Vi era un pò di scetticismo perché gli allarmi si susseguivano dall’inizio dell’anno senza che succedesse niente. insomma c’era la speranza di restare fuori dalle tragedie e che la città venisse risparmiata, ma a maggio si cominciò a capire che le cose stavano prendendo una piega diversa.

Dove vi riparavate?

A Foggia che io sappia non esistevano veri rifugi antiaerei, la gente scendeva negli scantinati dei palazzi se c’erano. Noi ci rifugiavamo nella ex abitazione del portiere o addirittura rimanevano in casa fermandoci vicino ai muri portanti che erano molto spessi. Praticamente eravamo indifesi, questi espedienti non servivano quasi a nulla se si veniva colpiti, anche perché occorre ricordare che la maggior parte delle case era in muratura e non in cemento armato. Una signora di mia conoscenza Lucia G. perse così madre e fratello. Durante una incursione lasciarono la loro abitazione per rifugiarsi nello scantinato della casa di fronte, ma la casa venne colpita da una bomba e per loro non ci fu scampo.

Dove vi trovavate il 22 luglio 1943?

Ero con mia sorella in un negozio di scarpe al centro, attorno alla 10,00 suonarono gli allarmi, corremmo verso casa che era lì vicino in via Nicola Parisi, arrivammo che sentivamo già il frastuono delle bombe che devastavano la zona della stazione. Potemmo uscire solo il pomeriggio tardi, il centro era bloccato dai soccorritori ma anche da moltissimi carretti che venivano fermati dalla gente che pagava grosse cifre per poter caricare le proprie cose e scappare da Foggia. Nostro padre quella mattina era come al solito al lavoro, si unì a noi solo nel tardo pomeriggio in quanto aveva cercato invano per tutta la giornata mia sorella temendo che fosse rimasta coinvolta nel crollo dell’ufficio dove lei lavorava senza sapere che invece stava  con me. Immediatamente fermò un carretto pagò una somma ingente e scappammo in campagna.

Avete qualche ricordo particolare?

Il 19 agosto vidi il secondo grande bombardamento su Foggia dalla campagna, fu impressionante sembrava vedere il ribollire di una caldaia

 

E’ vero che gli alleati mitragliavano la popolazione civile?

 Erano comportamenti molto frequenti e  privi di una logica militare.  Eravamo sfollati in aperta campagna in un posto sicuro lontano da obiettivi militari, vedevamo gli aerei alleati che passavano sulle nostre teste. Un giorno però un aereo americano all’improvviso si abbassò talmente che potetti vedere in viso il pilota e cominciò a mitragliare alla rinfusa il frenile, l’aia della masseria e tutta la zona attorno, non sembrò che volesse colpirci, noi ci eravamo buttati in un fosso, ma non potrò mai dimenticare il viso  del pilota nero che mentre faceva questo se la rideva. (Occorre ricordare che nel teatro del Mediterraneo gli Stati Uniti per la prima volta fecero largo utilizzo di piloti neri, in particolare c’era il 332° Fighter Group che era composto solo da neri)

 

Come furono accolti gli alleati? 

Come dei liberatori,  vennero festeggiati dalla maggior parte della popolazione. La gente si dimenticò subito che erano gli stessi che ci avevano bombardato e mitragliato fino a qualche giorno prima. Anche se c’era la giustificazione che tutti non ne potevano più delle sofferenze della guerra non penso che ci facemmo una gran figura. Comunque con gli anglo-americani bisognava andare d’accordo non solo perché il governo italiano s’era alleato con loro ma anche perché c’era la fame e loro ci aiutavano.

Come era la vita durante l’occupazione?

Per un lungo periodo vi fu scarsità di generi alimentari che erano razionati, si ricorreva al mercato nero, e ci furono quelli che ne approfittarono e in pochissimo tempo si arricchirono. In genere i militari si comportavano bene ma vi erano dei problemi soprattutto la sera, spesso gli americani erano ubriachi e correvano con le jeep, gli incidenti e gli investimenti non erano rari.

Dove si trovavano i militari?

Molti occupavano gli edifici del centro, era impressionante vedere tutte quelle razze, bianchi, neri, asiatici. Nell’esercito inglese vi erano truppe coloniali indiane, alcuni di loro abitavano vicino la cattedrale davanti all’odierno cinema, portavano capelli lunghissimi dopo averli lavati si affacciavano alle finestre e li lasciavano scendere giù per asciugarli, erano uno spettacolo! Durante le sere si sentiva il frastuono di un’orchestrina, in corso Vittorio Emanuele dove ora c’è Benetton era stata improvvisata una sala da ballo, dalle ampie vetrate si vedevano i soldati che ballavano il boogie-woogie facendo volare le ragazze con le gonne al vento come si vede nei film. Sulle ragazze che frequentavano gli americani i benpensanti davano giudizi pesanti. Ma nacquero anche degli amori e qualcuna si sposò e se ne andò in America.

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This entry was posted on mercoledì, Settembre 3rd, 2008 at 14:33 and is filed under Memoria, testimonianze. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.


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