Testimonianza di Paolo Lioce, autotrasportatore (n. 1925)

Eravate a Foggia in quei giorni?

Io sono un autentico foggiano figlio di foggiani, pochi si possono vantare d’essere  come me, io ho cominciato a lavorare facendo la più tradizionale professione del popolo foggiano: il carrettiere. Trasportavo merce con il carretto ed i cavalli. Quando iniziarono i bombardamenti io non volli andare via da Foggia, due miei fratelli erano sotto le armi, c’era casa mia e le case dei miei fratelli da sorvegliare, gli sciacalli avrebbero rubato tutto, tutti i miei parenti andarono via ma io rimasi.

Dove vi riparavate durante i bombardamenti?

Dove capitava, la verità è che io ero incosciente, la giovane età mi rendeva imprudente, a volte rimanevo a vedere gli aerei che bombardavano e mitragliavano. Un giorno, credo il 22 luglio, dopo la fine dell’incursione corsi immediatamente a vedere quello che era successo. Mi ricordo Piazza San Francesco coperta dai morti colpiti dal mitragliamento, ma le scene peggiori le vidi nella villa comunale dove furono tantissimi i soldati tedeschi ed italiani che vennero uccisi. Allora sotto gli alberi della villa comunale erano posizionate sia le postazioni contraeree sia erano nascosti vari mezzi militari.

Ricordate qualche episodio in particolare?

Come ho detto durante i bombardamenti non mi preoccupavo più di tanto, il 19 agosto al suonare delle sirene io volli rimanere a casa nonostante le preghiere di alcuni vicini che mi invitarono a stare con loro perché ritenevano il loro edificio più sicuro, io abitavo in una traversa di via Matteotti in via Rignano. Il loro isolato venne totalmente distrutto dal bombardamento, morirono tutti gli abitanti, erano una cinquantina di persone.

Come vennero accolti gli Alleati?

Bene, fino ad allora avevamo sofferto la fame, quando arrivarono loro ci trovammo sommersi dal cibo che ci regalavano, fu la scoperta di un nuovo mondo

Come vivevate?

Ti dovevi arrangiare, c’era la miseria. Io con alcuni amici ricavavo i metalli dagli aerei abbattuti o abbandonati e dalle lamiere (erano le grelle n.d.r.) che gli americani utilizzavano per improvvisare le piste degli aereoporti e le andavo a rivendere. Si guadagnava bene. Ma un giorno non ci accorgemmo che la zona era sorvegliata, ci spararono addosso con un fucile a pallini. Dopo 40 anni mi si formò un grosso ascesso al basso ventre che mi dovettero incidere, dentro trovarono uno di quei pallini!

This entry was posted on giovedì, Settembre 18th, 2008 at 18:02 and is filed under testimonianze. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.


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