Il tragico gesto del Comandante Capardoni (ricostruzione di Antonio Matrella).

Dal libro ‘L’8 settembre 1943 in Puglia e Basilicata’ di Vito Antonio Leuzzi e Giulio Esposito pubblicheremo alcuni capitoli riguardanti Foggia e l’interesse bellico che tedeschi e Alleati avevano per il capoluogo Dauno e molti paesi della provincia.

 

“I tedeschi il 9 settembre, aumentati di numero per il sopraggiungere delle loro forze in ritirata da Bari e dalla Calabria, diedero inizio al saccheggio delle abitazioni e dei negozi, sfondando le saracinesche per entrare ed asportare la merce. L’11, di sorpresa, rientrò in città il Comandante del Presidio che col suo ufficio alloggiava nei locali della Banca d’Italia , anch’essa sfollata.

L’eroico Comandante, il generale di Brigata Giovanni Caperdoni, appena sceso dal suo ufficio fu affrontato dai tedeschi che gli imposero la consegna della pistola, egli da miliare si rifiutò e rientrato nel portone della Banca d’Italia si tirò un colpo di pistola alla testa, volendo colpirsi alla tempia. Rimase gravemente ferito, non morì ma rimase cieco. Così testimoniò il prefetto di Foggia: Pièche.

Nelle campagne limitrofe alla città vuota, nei caseggiati rurali, avevano trovato alloggio di fortuna centinaia di sfollati, e in certi poderi erano ricoverati in numero rilevante. Essi cercarono di difendersi dalle prepotenze tedesche.

Nel pomeriggio del 28 mentre si guardava l’arrivo delle truppe alleate, sul Corso Garibaldi arrivò a grande velocità una camionetta tedesca, inseguita da altre due inglesi, Gli occupanti si scambiavano colpi di mitra e pistola, ad un certo momento, all’altezza del magazzino “La Casa del Bianco” da una delle due macchine partì un colpo che raggiunse un povero passante, certo Ritucci. Mentre la macchina tedesca tentava di oltrepassare la Piazza XX settembre, nei pressi del palazzo del Perrone, rimase bloccata dalle macerie esistenti e fu incendiata dalle macchine inglesi. Degli occupanti due morirono e altri furono fatti prigionieri.

Foggia riprese alacramente la sua funzione di città e riprese anche la sua attività politica e sindacale. La provincia contribuì alla formazione del nuovo Esercito di Liberazione Nazionale e contribuì ancora nella lotta della Resistenza che si svolse poco in provincia, ma largamente i dauni parteciparono anche fuori dai confini della Capitanata.”

 

Si ringrazia Carmine de Leo per la segnalazione.

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