Testimonianza inviata da Anto Paky

418533_431262020253657_2111990723_nIo ho vissuto i periodi della guerra attraverso i racconti di mia nonna, classe 1903, e dei miei zii. Ricordo un aneddoto tristemente “simpatico”: era il 1943 e i miei nonni con i miei zii e mia madre di pochi mesi, abitavano in campagna in zona salice. Mia nonna aveva da poco sfornato una specie di panettone da mangiare per una ricorrenza (se non ricordo male, doveva essere la Pasqua) e quindi lo depositò ben coperto sul pensile della cucina (sop ‘o st’pett) raccomandandosi con i figli di nn toccarlo! Di lì a poco, cominciarono i bombardamenti, tutti cominciarono a scappare verso il rifugio più vicino, tutti tranne il secondo dei figli. Mia nonna non vedendolo, tornò in casa e lo vide intento ad arrampicarsi verso il panettone! “Giuà che st’j facenn?” (Giovanni, cosa stai facendo) – disse mia nonna e lui di tutta risposta disse “Mammà si proprij agghià murì, vogghij ess sazij!” (Mamma se proprio devo morire, voglio essere sazio).

Passavo ore intere ad ascoltare mia nonna e ancora oggi rieccheggiano in me le sue parole!
Loro si che hanno conosciuto la fame, il terrore, gli stenti…quante ne hanno passate

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