Regia Masseria Pantano, l’ennesimo scempio foggiano

E’ un caldo sabato pomeriggio, i foggiani o sono in casa o al mare in cerca di frescura, le strade sono deserte, una leggera brezza sfiora le foglie degli alberi, decido di fare una chiacchierata con Maurizio Pagliara, co-amministratore della pagina, dopo aver scambiato quattro chiacchiere mi porta in un quartiere alla periferia di Foggia, le strade sono ben tenute, ci sono tante villette di recentissima costruzione, sembra un posto tranquillo, quando in fondo alla strada si scorge chiaramente, tra le sterpaglie alte, una costruzione, si tratta della Ragia Masseria Pantano, ‘appartenuta a Federico II attorno al 1240, veniva usata come luogo di riposo e di caccia, vi erano scuderie di cavalli, fontane e si tenevano serate con fuochi pirotecnici.’

Oggi è poco più che un rudere, la recinzione in un tratto è stata abbattuta, alti arbusti circondano la zona quasi nascondendo la struttura, gli archi a volta sono in pessimo stato di conservazione e si iniziano a vedere i primi crolli con macerie e materiale di risulta riversato all’interno della struttura, una discarica a cielo aperto la circonda, e a poche decine di metri ci sono le nuove abitazioni. Gli arbusti secchi, l’incuria e il degrado potrebbero far crollare definitivamente la già fatiscente struttura in seguito ad un incendio o a eventi naturali come forti piogge e vento. Tra l’altro in quella zona è stato ritrovato un grande villaggio Neolitico ma le ruspe non si sono fermate per costruire un nuovo quartiere a ridosso della storia.

Ci facciamo coraggio e decidiamo di attraversare il tratto di recinzione abbattuto, ci facciamo spazio a fatica, il terreno è scosceso, pieno di detriti e la sterpaglia secca di arriva all’avambraccio. Non entriamo nella struttura poiché pericolante ma scorgiamo quella che era la scuderia, i vari ambienti tra cui uno scantinato. ‘Meglio andare via in questa struttura c’è un pozzo di tre metri di profondità e vista questa condizione sarebbe difficile vederlo’ mi avverte Maurizio, scattiamo qualche foto da un lato affascinati per il luogo ricco di storia dall’altro schifati per lo stato in cui versa. Prima di uscire dalla recinzione sentiamo un rumore dietro di noi, ci voltiamo, è un grosso serpente nero, forse una biscia che si fa strada nel terreno, acceleriamo il passo e ci dirigiamo verso la strada. Testimone di quasi tutta la storia di Foggia, sembra che gli resti poco da vedere se non si effettuano immediati interventi.

This entry was posted on lunedì, Luglio 1st, 2013 at 15:52 and is filed under Documenti, Memoria, Segni sul territorio, Storie. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.


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