La fabbrica di armi chimiche alle spalle della Cartiera.

Nov 4th, 2013 Postato in Documenti, Storie | Commenti disabilitati su La fabbrica di armi chimiche alle spalle della Cartiera.
documento industria chimica bellica

Rapporto della commissione speciale per aggressivi chimici in Italia

Articolo pubblicato su ‘L’Attacco’ sabato 2 novembre 2013 a cura di Vincenzo Saponaro.

Ci sono tante storie tra la leggenda e la realtà che gli anziani raccontano riferendosi ai dolorosi anni della guerra, alcuni giurano di aver visto ridere i piloti alleati mentre si abbassavano con i loro aerei per mitragliare l’inerme popolazione civile, altri ricordano un caldo torrido e soffocante nei giorni dei bombardamenti che viene smentito dalle carte meteorologiche dell’epoca, altri ancora enfatizzano quei giorni aggiungendo alcuni particolari che forse non ci sono mai stati ma tutto ciò è comprensibile, in preda al terrore totale, alla gran confusione e paura dovuta ai tragici avvenimenti dell’estate del 1943, ora, a settant’anni di distanza per la memoria delle vittime, per quelli che sono scampati alla furia omicida e per dovere di verità storica ci tocca far luce su molti aspetti ancora oggi ricchi di mistero. Uno di questi gira attorno alla presunta fabbrica di armi chimiche, i dibattiti sull’argomento sono numerosi tra gli studiosi contemporanei creando un alone di curiosità e mistero sulla vera esistenza ed operatività della suddetta fabbrica.

Quello che si sa per certo è che fu costruito uno stabilimento alle spalle della Cartiera acquistato dalla ditta Saronio, che si occupava di prodotti chimici appunto, e l’incedere del secondo conflitto mondiale, annesso alle idee e agli esperimenti condotti sotto il dominio di Hitler fanno dunque pensare che quella non era di certo una fabbrica a scopo civile, quello che è certo è che la vicinanza allo stabilimento della produzione della carta non è un caso, e infatti, i due plessi erano collegati da tunnel sotterranei per lo scambio di sostanze che poi dovevano essere trattate per ottenere prodotti chimici.

Una testimonianza diretta ci giunge dal Cav. Giovanni Battista Corvino, reduce di guerra e funzionario presso l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di Foggia, ci racconta che attraverso i tunnel sotterranei dovevano passare tutte le sostanze di scarto della produzione della carta che poi venivano raccolte in altiforni, distillate e trattate per ottenere sostanze ad alto potenziale tossico, ma questo sistema non entrò mai in funzione, quest’ultima affermazione va però presa con le pinze poiché il Cav. Corvino rientrò in servizio a guerra ultimata quindi quando ormai lo stabilimento era stato colpito e messo in disuso dagli alleati.

La storia ufficiale racconta che il Dott. Saronio acquistò lo stabilimento per condurre esperimenti sull’Iprite e il Disfogene, reagenti chimici molto tossici e pericolosi per la salute umana e stando a racconti e documenti dell’epoca, l’armata privata Popski, guidata dal generale russo Peniakoff, provò a sabotare la fabbrica che era in mano ai tedeschi per impedire una strage generata dal possibile uso di armi tossiche che si stavano costruendo proprio in quell’area. Ancora oggi l’area non è accessibile ed è recintata, un’altra leggenda sull’argomento è quella dell’avvistamento di una creatura dalle sembianze umane che si aggirerebbe nell’area e secondo la credenza popolare generata da esperimenti chimici sull’uomo.

A supporto della tesi dell’esistenza e della messa in funzione dello stabilimento c’è un documento della commissione speciale del WaA per aggressivi chimici in Italia che fornisce i seguenti risultati:

–          Impianti di aggressivi chimici dell’Industria Chimica dott. Saronio per Iprite e Disfogene, costruita tra il 1940 e 1942. Produzione circa 200 t al mese di Iprite e 100 t al mese di Disfogene (stimata). L’Iprite viene prodotta dal processo di clorazione dello zolfo e l’ottenuta D-iprite depurata per distillazione. I prodotti di partenza vennero prodotti in loco (etilene, alcool, cloruro di zolfo) il cloro venne trasportata dalla vicina fabbrica di cellulosa. Questi impianti di depurazione vennero fatti saltare il 22.09.1943 da un incaricato del Sonderatabea del Ministro del Reich. Il Disfogene è stato fabbricato con la perclorazione dell’acido formico che venne prodotto in loco. Gli impianti erano nuovi e messi presumibilmente da poco in funzione. Scorte di aggressivi chimici non erano disponibili fino nelle apparecchiature. Gli impianti furono fatti saltare il 26.09.1943 alle ore 11.00 dopo che alle truppe erano state distribuite le istruzioni minuziose ed inoltre stabilito che con le condizioni atmosferiche dominanti, una eventuale nuvola di aggressivo chimico non potesse dirigersi verso le linee militari che si trovavano a 10 km a sud. Dopo la distruzione degli impianti furono affissi in tutta l’area dei cartelli con scritto: ‘ Attenzione pericolo di morte! Impianti velenosi distrutti.’ Sebbene le truppe ricevettero l’ordine dello sgombero della città nella notte tra il 25 e il 26 settembre, queste restarono oltre il termine per terminare lo sgombero dell’area.

 

Quanto era importante Foggia?

Ott 29th, 2013 Postato in Documenti, Storie, testimonianze | Commenti disabilitati su Quanto era importante Foggia?

10476_431313366915189_1691679147_nDi seguito uno degli articolo pubblicati per la rubrica settimanale ‘Foggia in Guerra’ su l’Attacco.

Militarmente Foggia era importante e questo si sapeva ma fino a che punto? Foggia aprì davvero la strada verso Roma e Berlino oppure fu solo una presa di posizione degli alleati? A questi interrogativi ci vengono in soccorso i documenti sparsi negli archivi di tutto il mondo e che riportano il nome di Foggia, come quello custodito nel National Imperial War Museum di Londra che, tradotto dall’inglese, sottoscrive:

Anche se è difficile separare le attività delle unità strategiche e tattiche delle forze aeree britanniche e americane dopo l’invasione d’Italia, questo resoconto riguarda principalmente il ruolo di AAF. Nessuno ha descritto cosa hanno fatto in Italia i nostri compagni d’arme della RAF.

La cattura delle basi aeree della pianura di Foggia nelle prime fasi della campagna italiana può essere scritta negli annali militari come una delle chiavi per la liberazione dell’Europa, perché era lì che gli alleati, al fine di far partire strategicamente i bombardieri pesanti che dovevano volare verso Adolph Hitler “di sorpresa” e contribuire a distruggere la sua macchina da guerra.

Relativamente poco sviluppata sotto il controllo italiano, i tedeschi avevano creato un vasto sistema satellitare a Foggia per gestire centinaia di aerei. Mentre erano ancora in mano tedesca sono stati sottoposti a numerosi bombardamenti e per questo motivo, oltre al fatto che sono stati costruiti per velivoli leggeri, non è stato possibile immediatamente portare i bombardieri pesanti su quei campi. Ma i pianificatori AAF avevano da tempo riconosciuto che il Sud Italia poteva essere la base per una forza aerea che poteva colpire i Balcani e  gli impianti industriali  tedeschi. Gli ingegneri hanno attivato il Force XV Strategic Air, fortezze volanti e liberatori stavano usando Foggia come area di sosta per i voli verso gli obiettivi della Germania meridionale e in Austria.

E’ un documento marcato come ‘Top Secret’ e che sottolinea il ruolo fondamentale che la Capitanata svolse per la risoluzione del secondo conflitto mondiale. La gran parte degli studiosi afferma che dalle basi aeree foggiane i velivoli alleati bombardavano la Romania, Ploesti fu distrutta da bombardieri partiti da Foggia, l’Austria e il sud della Germania, continuando ad indagare nei vari archivi abbiamo trovato una mappa con varie linee che partono da Foggia e terminano a Berlino, con una chiara didascalia che toglie ogni dubbio:’ The Daimler-Benz Tank Factory in Berlin, Germany on March 24, 1945. Over 1,600 miles from Foggia, Italy to Berlin, Germany and back. The 2nd Bomb Group’s longest mission in 2 WW.
It was a long, tough mission but closer to the end of the war.’  ‘L’azienda Daimler-Benz di Berlino, Germania, 24 marzo 1945. Oltre 1,600 miglia da Foggia, Italia fino a Berlino, Germania e ritorno alla base. E’ la missione più lunga del  2nd Bomb Group dall’inizio della seconda guerra mondiale ma che consentì di avviarsi alla fine della guerra.

Lo stesso generale Eisenhower ordinò alle sue truppe di concentrarsi su Foggia prima di prendere Roma, e una volta scesi dagli aerei e accampati sul nostro territorio costruirono un aeroporto militare ancora oggi in funzione, l’Amendola, edificato nel 1944 consentì la partenza per molte missioni in tutta Europa, così come Benito Mussolini aveva senz’altro a cuore la Capitanata costruendo molte opere e palazzi di stampo ed architettura chiaramente fascista di cui ancora oggi ci sono i segni tangibili, gli alleati avevano una preferenza per Foggia, a loro modo di vedere entrambi distrussero qualcosa per costruire altro.

Chi ci ha perso in tutto ciò sono solamente i civili, la povera gente, che lavorava sodo per un tozzo di pane, che era pidocchiosa nel vero senso della parola, che viveva in strada nel fango, che non aveva acqua potabile a disposizione e che nonostante tutto è sempre rimasta umile, e laboriosa risollevando dalle macerie le sorti di un’intera città. Tanta era la fame che non bastava la paura delle bombe a chiudere lo stomaco, come riportato in un aneddoto della testimonianza inviata a ‘Foggia in Guerra’ da Anto Paky:’ Di lì a poco, cominciarono i bombardamenti, tutti cominciarono a scappare verso il rifugio più vicino, tutti tranne il secondo dei figli. Mia nonna non vedendolo, tornò in casa e lo vide intento ad arrampicarsi verso il panettone! “Giuà che st’j facenn?” (Giovanni, cosa stai facendo) – disse mia nonna e lui di tutta risposta disse “Mammà si proprij agghià murì, vogghij ess sazij!” (Mamma se proprio devo morire, voglio essere sazio).

La Strazzy Opera, guerra di marionette tra sassaiole e scarpate.

Ott 9th, 2013 Postato in Documenti, Foggia Occupator, Memoria, Storie | Commenti disabilitati su La Strazzy Opera, guerra di marionette tra sassaiole e scarpate.

1382184_1390282087872193_1341119180_nArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 29 settembre 2013 a cura di Carmine de Leo.

Come una piccola Broadway, anche il teatro delle marionette ebbe a Foggia, durante il periodo bellico, il suo piccolo momento di notorietà.
Il teatro delle marionette o dei pupi molto probabilmente fu presente a Foggia già nel Settecento con qualche sporadica rappresentazione, soprattutto in occasione della grande fiera di Maggio.
Nell’Ottocento, prese dimora nella nostra città una compagnia di pupari, che stabilì il suo piccolo palcoscenico in un locale in Vico Teatro, stradina che scorre proprio accanto al più grande teatro cittadino dedicato ad U. Giordano.
I pupari realizzavano i propri spettacoli in questo locale già utilizzato un tempo come deposito per le carrozze del municipio, che aveva allora la sua sede presso il vicino Palazzo Arpi, sopra l’omonima porta della città.
Le marionette derivano il loro nome dalle “piccole Marie”, raffigurazioni sacre antenate dell’arte dei pupari, sostantivo con cui le “piccole Marie”, governate da c orde e fili di ferro ebbero maggior successo, trasformandosi col tempo in sceneggiature di piccoli pupi ispirate ai poemi come “La canzone di Orlando”, “La Gerusalemme liberata” ed altri.
Notizie certe del teatrino delle marionette e della sua attività si hanno a Foggia col nome di “Opera di Strazzulli” dal nome del proprietario del locale.
Abili pupari realizzavano le marionette e le animavano per i frequentatori del piccolo teatrino, soprattutto ragazzi con pochi spiccioli da spendere.
A partire dal 1943, per alcuni anni,con l’occupazione militare di Foggia, non mancarono tra gli appassionati delle marionette anche parecchi soldati americani ed inglesi.
Pubblicato proprio per loro ed in lingua inglese il periodo “Foggia occupator” dedicò in un suo numero del dicembre 1946 un articolo alla “Strazzy Opera”, com’era chiamato dai militari americani.
Nel pezzo viene descritto dapprima il proprietario del piccolo teatro, chiamato col diminutivo di: “Strazzy” e definito come un “little man of 50 Italian Years, creator and the manager of the oldest theatre in Foggia”, un piccolo uomo Italiano di 50 anni, creatore e manager del più vecchio teatro in Foggia, in una sola stanza con sedie e panche e piccoli attori di legno con costumi greci, romani, corazze, scudi, elmi piumati e piccole spade, mossi dalle mani di “Strazzy” , nascosto al pubblico.
L’anonimo articolista, dopo aver apprezzato il piccolo teatro dei pupi, mette però in guardia gli eventuali spettatori su ciò che accadeva alla fine delle rappresentazioni, vere e proprie guerre tra le diverse tifoserie di Orlando, oppure di Rinaldo, o dei Saraceni, che impegnavano i ragazzi in lanci di frutta marcia, uova, sassi e scarpe, bastoni ed a volte vere e proprie risse per difendere l’onorabilità dei propri beniamini.
Un piccolo, ma violento auditorio da stadio, mentre il povero Strazzullo cercava di calmare gli animi portando in scena, prima di chiudere lo spettacolo, brevi sceneggiate comiche…e tutto finiva in risate e…taralluzz e vin !

La ‘storia dimenticata’. La linea ferroviaria “Foggia-Benevento”

Lug 16th, 2013 Postato in Documenti | Commenti disabilitati su La ‘storia dimenticata’. La linea ferroviaria “Foggia-Benevento”

24051905Qualche giorno fa mi sono recato a Benevento per alcuni servizi. Purtroppo ho dovuto prendere un autobus perché i treni regionali che collegano i due capoluoghi sono oramai scomparsi da tempo. Ho preso l’autobus con grande tristezza, ricordando i tempi nei quali frequentando l’Università di Napoli, quando non si faceva in tempo a prendere il “Rapido”, odierno Eurostar, dovevamo prendere l’espresso o il diretto che, però fermavano in tutte le stazioni che attraversavano la linea da Foggia a Caserta. Ebbene, durante il breve viaggio mi sono venute in mente alcune considerazioni su quella che era ed è stata, sino a pochi anni fa, una delle tratte, storicamente, più importanti d’Italia: la Foggia- Benevento. Le riporto, a “futura memoria” affinché le nuove generazioni sappino dello “scempio” che negli ultimi decenni si è compiuto e si sta compiendo alle e sulle spalle della nostra città ed abbino più consapevolezza e voglia di combattere affinché Foggia torni ad essere una “Grande” città.

Di una ferrovia che congiungesse Tirreno e Adriatico si iniziò a parlarne già dagli albori del 1800. A metà di quel secolo, la Napoli Caserta era già realtà e restava da unire Foggia, che per la sua posizione geografica era ideale per congiungere i due mari, a testimonianza dell’importanza che nel futuro avrebbe assunto nel panorama dei trasporti ferroviari, la stazione del capoluogo dauno, con Benevento. Vennero presentati una serie di progetti e, solo ne 1862/63 venne prescelto il tracciato che da Benevento passava per Ariano sino a Foggia.

La tratta venne inaugurata nel 1870 (il 26 maggio) ma già in precedenza piccoli tratti erano stati inaugurati e funzionavano regolarmente. Divenne cosi’ realtà superare i monti dell’Appennino che divide la Puglia dalla Campania. Per attraversare i tortuosi monti appenninici, occorreva peraltro pagare un dazio che venne abolito, insieme ad altri dazi, solo da una Legge ( la nr.238 del 22 giugno 1902 pubblicata sulla G.U. del Regno d’Italia, nr 152 dello stesso anno,) firmata dai deputati: Zanardelli, Balenzano, Bacelli e Di Broglio.

La linea “Foggia Benevento” fu anche la prima, in Italia, dove venne sperimentata, negli anni 20, l’utilizzo della corrente continua a 3000 volts, anziché quella trifase. La sperimentazione ebbe esito positivo e venne estesa in tutta la nazione.

Collegata regolarmente con treni locali, ( prima si chiamavano “accelerati o cento porte”) diretti, espressi ecc, la linea era assiduamente frequentata specie da lavoratori pendolari che erano soliti prendere i treni di primissimo mattino per recarsi a lavorare in uno dei vari Paesi serviti dalla linea ferroviaria o, viceversa, da persone che provenivano da quei centri per recarsi a Foggia o Benevento per lavoro. Ma anche molti studenti si recavano dai piccoli centri attraversati dalla linea ferroviaria a quelli più grandi dove c’erano le scuole superiori. Molti dei Comuni che avevano la stazione, sarebbero letteralmente rimasti tagliati fuori dal resto del Paese se non ci fosse stata la strada ferrata. Le fermate, a quel tempo, erano davvero tante: Cervaro, Ponte Albanito, Troia-Castelluccio, Bovino, Orsara, Panni-Montaguto – Savignano, Ariano, Castelfranco. Questa linea, com’è facile da immaginare, svolgeva dunque, oltre alla sua normale destinazione di trasporto passeggeri e merci, anche una grande opera sociale e di integrazione tra i vari territori che attraversava e congiungeva ai capoluoghi di provincia; in occasione di calamità naturali si è dimostrata l’unica via percorribile per i soccorsi. La linea Foggia Benevento è stata completamente abbandonata dal traffico locale e, dalla fine del 2010, non c’è più alcun treno locale che colleghi Foggia a Benevento, mentre vi transitano gli intercity e le varie “frecce” dirette a Lecce o Roma che, ovviamente fermano solo nei due capoluoghi, mentre tutto il restante traffico è oramai affidato al trasporto su gomma.

Negli archivi storici della Camera dei Deputati è presente un interessantissimo e unico documento, redatto a mano e trascritto dagli stenografi del Parlamento: si tratta della proposta di Legge presentata il 27 giugno 1862 dagli Onorevoli: Nisco, Spaventa ed altri per: “La costruzione e l’esercizio di una strada ferrata da Capua a Termoli, con diramazioni a Piedimonte ed a Foggia” In particolare (art.1) era previsto il ramo che da “Benevento arrivi a Foggia per il circondario di Ariano”che, come abbiamo visto fu poi quello prescelto per la linea definitiva.

Salvatore Aiezza ( scrittore e docente università del crocese)

Proposta di legge linea foggia benevento

gazzetta ufficiale Regno d’Italia

Regia Masseria Pantano, l’ennesimo scempio foggiano

Lug 1st, 2013 Postato in Documenti, Memoria, Segni sul territorio, Storie | Commenti disabilitati su Regia Masseria Pantano, l’ennesimo scempio foggiano

E’ un caldo sabato pomeriggio, i foggiani o sono in casa o al mare in cerca di frescura, le strade sono deserte, una leggera brezza sfiora le foglie degli alberi, decido di fare una chiacchierata con Maurizio Pagliara, co-amministratore della pagina, dopo aver scambiato quattro chiacchiere mi porta in un quartiere alla periferia di Foggia, le strade sono ben tenute, ci sono tante villette di recentissima costruzione, sembra un posto tranquillo, quando in fondo alla strada si scorge chiaramente, tra le sterpaglie alte, una costruzione, si tratta della Ragia Masseria Pantano, ‘appartenuta a Federico II attorno al 1240, veniva usata come luogo di riposo e di caccia, vi erano scuderie di cavalli, fontane e si tenevano serate con fuochi pirotecnici.’

Oggi è poco più che un rudere, la recinzione in un tratto è stata abbattuta, alti arbusti circondano la zona quasi nascondendo la struttura, gli archi a volta sono in pessimo stato di conservazione e si iniziano a vedere i primi crolli con macerie e materiale di risulta riversato all’interno della struttura, una discarica a cielo aperto la circonda, e a poche decine di metri ci sono le nuove abitazioni. Gli arbusti secchi, l’incuria e il degrado potrebbero far crollare definitivamente la già fatiscente struttura in seguito ad un incendio o a eventi naturali come forti piogge e vento. Tra l’altro in quella zona è stato ritrovato un grande villaggio Neolitico ma le ruspe non si sono fermate per costruire un nuovo quartiere a ridosso della storia.

Ci facciamo coraggio e decidiamo di attraversare il tratto di recinzione abbattuto, ci facciamo spazio a fatica, il terreno è scosceso, pieno di detriti e la sterpaglia secca di arriva all’avambraccio. Non entriamo nella struttura poiché pericolante ma scorgiamo quella che era la scuderia, i vari ambienti tra cui uno scantinato. ‘Meglio andare via in questa struttura c’è un pozzo di tre metri di profondità e vista questa condizione sarebbe difficile vederlo’ mi avverte Maurizio, scattiamo qualche foto da un lato affascinati per il luogo ricco di storia dall’altro schifati per lo stato in cui versa. Prima di uscire dalla recinzione sentiamo un rumore dietro di noi, ci voltiamo, è un grosso serpente nero, forse una biscia che si fa strada nel terreno, acceleriamo il passo e ci dirigiamo verso la strada. Testimone di quasi tutta la storia di Foggia, sembra che gli resti poco da vedere se non si effettuano immediati interventi.