20 marzo 1731, il terremoto che distrusse Foggia
Mar 20th, 2014 Postato in Memoria, Storie | Commenti disabilitati su 20 marzo 1731, il terremoto che distrusse Foggia
Il 20 marzo 1731 Foggia fu rasa al suolo da un violento terremoto, grado IX scala Mercalli e magnitudo 6 scala Richter, le vittime furono più di duemila e i danni molto ingenti, tanto che la città di stampo medievale, durante la ricostruzione cambiò totalmente aspetto, le mura di cinta non furono ricostruite e molti edifici furono riedificati secondo diversi criteri.
Era martedì santo, le 5 del mattino, la terrà tremò violentemente, ‘tanto che in essa città di Foggia in istante rovinarono la maggior parte degli edifici tanto di chiese, che di particolari, e prima si vidde caduta, e rovinata in gran parte della città, e sepolta molta gente sotto le pietre, che si fossero potuti accorgere del Tremuoto. Durò questo così fiero moto per cinque minuti di ora, e indi fra lo spazio di un’Ave Maria ripigliò fieramente con lo stesso vigore, e scuotimenti, la cui violenza, e impeto si puol congetturare dall’aver l’acqua de’ pozzi dalla profondità di 30 in 40 palmi in molte parti sormontata la bocca, e allagato all’intorno.’ scriveva Vincenzo Salvato in Foggia-città territorio e genti.
Crollarono un terzo degli edifici, la città fu avvolta da una coltre di polvere che nascondeva le macerie e i corpi sotto di esse. Si pregava la Vergine, i superstiti vagavano per le vie dissestate e per le campagne in cerca dei cari. La sera del disastro don Giovanni Tudesco con coraggio si addentrò nella nicchia dove era custodito il Sacro Tavolo e lo riportò alla luce, fu un grande sospiro di sollievo per i foggiani che lo esibirono in piazza e si riunirono per pregare.
I danni accertati furono il crollo del campanile della Collegiata, che riportò gravi danni in altre strutture; notevoli lesioni e crolli parziali o totali si ebbero in vari edifici civili e religiosi, oltre che nei più poveri rioni e nelle campagne. Tra gli edifici civili della città, l’unico del quale si possono definire con precisione i danni è quello della Dogana, nella strada maestra di pozzo rotondo.
Ancora Vincenzo Salvato scriveva:’Il 1° aprile il Ruoti, notando che molti osavano disseppellire i cadaveri nelle campagne per trasferirli in sepolture cittadine, vietò decisamente tale imprudente pratica; il 15 successivo ordinò ai carrettieri di scaricare le sfabricature causate dal terremoto nei fossi del tratturo di Gesù e Maria e nel luogo detto le Croci; infine il 4 luglio emise l’ordinanza con la quale proibì di costruire senza licenza onde evitare grande incomodo futuro alla città…