La guerra e la ricostruzione, testimonianza del signor Sante G.

Feb 10th, 2014 Postato in Memoria, Storie, testimonianze | Commenti disabilitati su La guerra e la ricostruzione, testimonianza del signor Sante G.

verna banner grande Quando si parla di storia, per comprendere i vari meccanismi, gli stati d’animo e cosa realmente avvenne, spesso bisogna andare oltre alla storia ufficiale, quella che si studia sui libri ed ascoltare, quando possibile, i testimoni che vissero sulla propria pelle i tragici avvenimenti che il passato ci ha riservato. Di seguito la testimonianza del signor Sante G. che con lucidità e tanta commozione rivive quei momenti quando, all’epoca, era poco più di un ragazzino. Era l’estate del 1943, io vivevo a San Severo e la guerra fino a quel momento ci sembrava molto lontana, quando un giorno tutti iniziarono a correre, si avvicinavano i bombardieri alleati, non potevamo sapere quale fosse il loro obiettivo quindi chi poteva si rifugiava in scantinati o su alberi di ulivo nelle campagne vicine, quel giorno fu preso di mira un accampamento tedesco e la vicina città di Foggia fu duramente colpita. Dopo quell’ondata di terrore e distruzione, a Foggia non c’erano posti per dormire, tutto era distrutto, si costruirono in fretta capanne di lamiera e di materiali reperibili per le strade, vidi che alcuni recuperavano le lamiere dai carri armati distrutti, anche i tedeschi avevano molta paura, capirono subito che non c’era nulla da fare se non nascondersi e scappare durante i bombardamenti. Cercavano di nascondersi tra i civili e forse anche per questo la popolazione civile fu duramente colpita.   I miei ricordi più lucidi sono quelli del dopoguerra, quando iniziò la ricostruzione. Mi stabilì a Foggia, dove c’era tanto lavoro, c’era un’intera città da rimettere in piedi, mi affidarono una sorta di tre ruote con il retro ribaltabile, io e altri ragazzi dovevamo raggiungere i posti paludosi vicino Foggia e raccogliere terra e fango per poi portarla ai cantieri. Un ragazzo della mia squadra un giorno mi disse di aver trovato molti soldi tra le macerie di un edificio ridotto in polvere. Oltre a lavorare assistevamo anche a scene poco belle, gli americani ormai si erano stabiliti in città, la sera molti di loro erano ubriachi, facevano i prepotenti con le ragazze e ci sono anche stati episodi di omicidio tenuti ben nascosti dai militari. Dall’altro lato c’eravamo noi, molti ragazzi come me andavano in giro a raccogliere ferro ed alluminio per sopravvivere.   Il periodo della ricostruzione durò almeno vent’anni e oltre a sistemare le zone colpite ci furono nuove costruzioni, si arrivò a via Ascoli, nei pressi di villa Scaramella, ricco proprietario terriero. All’epoca c’era ancora il piano delle fosse in funzione, era un grande mercato, ricordo che c’erano molti venditori di fichi, nelle fosse si conservavano tutti i beni che non venivano venduti in giornata e non era raro vedere estrarre molto cibo avariato e ormai ammuffito. Dopo gli anni ’60 tutto questo sparì per far spazio alle nuove abitazioni. Molti foggiani persero la casa e durante la ricostruzione costruirono una sorta di baraccopoli a via San Severo, molte erano quelle lasciate dagli americani che andarono via dopo pochi anni, si creò un piccolo paese dove c’erano gli sfollati foggiani.   La vita non era facile, dopo la guerra il lavoro c’era ma era molto duro e faticoso, per vivere io stesso andai a spalare i carboni per i treni che all’epoca erano a vapore, ogni carro conteneva 24 tonnellate di carbone e il lavoro era tutto di braccia. Le condizioni igieniche non erano di certo buone, rischiami molte volte di morire, prima di Tifo, poi di Malaria, tuttavia mi salvai e ripresi a lavorare. pub ccm gr

Quel crocifisso che attraversò tutta l’Italia.

Nov 14th, 2013 Postato in Memoria, Storie | Commenti disabilitati su Quel crocifisso che attraversò tutta l’Italia.

Crocifisso di guerra-3-11-2013 (1).PDF-page-001Articolo di Carmine de Leo

 

La storia dei tragici anni di guerra, rivive attraverso le peripezie di un oggetto testimone del tempo, un antico e pregiato crocifisso del Settecento a grandezza umana. La famiglia dove si trovava la scultura era quella di Michele V. residente a Foggia ma originario della provincia. Il crocifisso era stato acquistato in un’asta pubblica a Lanciano, in Abruzzo, cittadino ove verso il 1930 viveva Michele V. Appeso al muro della camera da letto, dopo alcuni anni a Lanciano, il crocifisso effettuò il primo trasferimento lungo le vie della transumanza, dall’Abruzzo verso la pianura dauna, in treno, avvolto da un panno rosso con cui veniva coperto durante il periodo della Quaresima. In treno l’oggetto sacro fu posizionato in alto sul portabagaglio dello scompartimento e sul sedile sottostante preso posto il capofamiglia Michele V. con il suo bel pizzetto.

Durante il tragitto, ecco il controllo del capotreno, entrato nello scompartimento occupato da Michele V. ed il suo crocifisso, il ferroviere, dopo un attimo di incredulità dovuta alla vista della testa barbuta di Gesù, che gli scossoni del viaggio avevano liberato dal panno rosso, esclamò ‘un Cristo in cielo ed uno in terra!’ associando la barba di Gesù al pizzetto di Michele V. Erano ormai i tristi anni della guerra e nessuno si risentì della simpatica battuta; giunti a Foggia, come al solito, il crocifisso fu sistemato nella camera da letto di Michele V. ma ci sarebbe rimasto per poco. La guerra incalzava e nell’estate del 1943 Foggia subì i terribili bombardamenti aerei e la popolazione fuggì nei paesi e nelle campagne limitrofe. Fu così che la famiglia di Michele V. dovette abbandonare il suo appartamento nel palazzo dell’Incis ma prima depositò il crocifisso presso i frati francescani di Gesù e Maria. Il padre guardiano rilasciò una regolare ricevuta, andata poi dispersa dagli eredi di Michele.

I bombardamenti sulla città di Foggia si intensificarono nei mesi di luglio e agosto 1943 e il palazzo Incis fu duramente colpito. Foggia era una città in macerie e solo dopo il 27 settembre, quando entrò in città l’8^ armata, gli sfollati rientrarono nelle loro città. Anche la famiglia di Michele lasciò la masseria nei pressi dell’Incoronata dov’era rifugiata e, non trovando più un alloggio a Foggia si trasferì a Lucera. Prima di recarsi a Lucera però, Michele andò a riprendere il suo crocifisso dai frati di Gesù e Maria e così, su un carro trainato da un ronzino sopravvissuto alla guerra, l’oggetto sacro, perduto il pregiato panno rosso quaresimale e coperto solo da un misero lenzuolo, insieme a qualche masserizia di fortuna recuperata dalle macerie dell’appartamento dell’Incis, fu trasferito a Lucera. Da questa cittadina, passata la bifera della guerra, la famiglia di Michele V. tornò definitivamente a San Severo, suo paese d’origine e i nipoti ricordano ancora il timore riverenziale che l’antico crocifisso incuteva quando entravano nella camera da letto del nonno. Un suo erede conserva ancora oggi il crocifisso emigrato come tanti meridionali nel dopoguerra, a Varese.

La fabbrica di armi chimiche alle spalle della Cartiera.

Nov 4th, 2013 Postato in Documenti, Storie | Commenti disabilitati su La fabbrica di armi chimiche alle spalle della Cartiera.
documento industria chimica bellica

Rapporto della commissione speciale per aggressivi chimici in Italia

Articolo pubblicato su ‘L’Attacco’ sabato 2 novembre 2013 a cura di Vincenzo Saponaro.

Ci sono tante storie tra la leggenda e la realtà che gli anziani raccontano riferendosi ai dolorosi anni della guerra, alcuni giurano di aver visto ridere i piloti alleati mentre si abbassavano con i loro aerei per mitragliare l’inerme popolazione civile, altri ricordano un caldo torrido e soffocante nei giorni dei bombardamenti che viene smentito dalle carte meteorologiche dell’epoca, altri ancora enfatizzano quei giorni aggiungendo alcuni particolari che forse non ci sono mai stati ma tutto ciò è comprensibile, in preda al terrore totale, alla gran confusione e paura dovuta ai tragici avvenimenti dell’estate del 1943, ora, a settant’anni di distanza per la memoria delle vittime, per quelli che sono scampati alla furia omicida e per dovere di verità storica ci tocca far luce su molti aspetti ancora oggi ricchi di mistero. Uno di questi gira attorno alla presunta fabbrica di armi chimiche, i dibattiti sull’argomento sono numerosi tra gli studiosi contemporanei creando un alone di curiosità e mistero sulla vera esistenza ed operatività della suddetta fabbrica.

Quello che si sa per certo è che fu costruito uno stabilimento alle spalle della Cartiera acquistato dalla ditta Saronio, che si occupava di prodotti chimici appunto, e l’incedere del secondo conflitto mondiale, annesso alle idee e agli esperimenti condotti sotto il dominio di Hitler fanno dunque pensare che quella non era di certo una fabbrica a scopo civile, quello che è certo è che la vicinanza allo stabilimento della produzione della carta non è un caso, e infatti, i due plessi erano collegati da tunnel sotterranei per lo scambio di sostanze che poi dovevano essere trattate per ottenere prodotti chimici.

Una testimonianza diretta ci giunge dal Cav. Giovanni Battista Corvino, reduce di guerra e funzionario presso l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di Foggia, ci racconta che attraverso i tunnel sotterranei dovevano passare tutte le sostanze di scarto della produzione della carta che poi venivano raccolte in altiforni, distillate e trattate per ottenere sostanze ad alto potenziale tossico, ma questo sistema non entrò mai in funzione, quest’ultima affermazione va però presa con le pinze poiché il Cav. Corvino rientrò in servizio a guerra ultimata quindi quando ormai lo stabilimento era stato colpito e messo in disuso dagli alleati.

La storia ufficiale racconta che il Dott. Saronio acquistò lo stabilimento per condurre esperimenti sull’Iprite e il Disfogene, reagenti chimici molto tossici e pericolosi per la salute umana e stando a racconti e documenti dell’epoca, l’armata privata Popski, guidata dal generale russo Peniakoff, provò a sabotare la fabbrica che era in mano ai tedeschi per impedire una strage generata dal possibile uso di armi tossiche che si stavano costruendo proprio in quell’area. Ancora oggi l’area non è accessibile ed è recintata, un’altra leggenda sull’argomento è quella dell’avvistamento di una creatura dalle sembianze umane che si aggirerebbe nell’area e secondo la credenza popolare generata da esperimenti chimici sull’uomo.

A supporto della tesi dell’esistenza e della messa in funzione dello stabilimento c’è un documento della commissione speciale del WaA per aggressivi chimici in Italia che fornisce i seguenti risultati:

–          Impianti di aggressivi chimici dell’Industria Chimica dott. Saronio per Iprite e Disfogene, costruita tra il 1940 e 1942. Produzione circa 200 t al mese di Iprite e 100 t al mese di Disfogene (stimata). L’Iprite viene prodotta dal processo di clorazione dello zolfo e l’ottenuta D-iprite depurata per distillazione. I prodotti di partenza vennero prodotti in loco (etilene, alcool, cloruro di zolfo) il cloro venne trasportata dalla vicina fabbrica di cellulosa. Questi impianti di depurazione vennero fatti saltare il 22.09.1943 da un incaricato del Sonderatabea del Ministro del Reich. Il Disfogene è stato fabbricato con la perclorazione dell’acido formico che venne prodotto in loco. Gli impianti erano nuovi e messi presumibilmente da poco in funzione. Scorte di aggressivi chimici non erano disponibili fino nelle apparecchiature. Gli impianti furono fatti saltare il 26.09.1943 alle ore 11.00 dopo che alle truppe erano state distribuite le istruzioni minuziose ed inoltre stabilito che con le condizioni atmosferiche dominanti, una eventuale nuvola di aggressivo chimico non potesse dirigersi verso le linee militari che si trovavano a 10 km a sud. Dopo la distruzione degli impianti furono affissi in tutta l’area dei cartelli con scritto: ‘ Attenzione pericolo di morte! Impianti velenosi distrutti.’ Sebbene le truppe ricevettero l’ordine dello sgombero della città nella notte tra il 25 e il 26 settembre, queste restarono oltre il termine per terminare lo sgombero dell’area.

 

La tragica estate del ’43, conferenza mutimediale al ‘Pascal’.

Apr 22nd, 2013 Postato in Iniziative, Memoria | Commenti disabilitati su La tragica estate del ’43, conferenza mutimediale al ‘Pascal’.

164288_543317599048098_1414222382_nNell’ambito delle iniziative dell’istituto I.T.C. ‘Blaise Pascal’, dal titolo ‘Sul filo della memoria, la banalità del male’, Carmine de Leo, ricercatore storico, giornalista e scrittore, nonché ispettore onorario per il Ministero per i Beni e le attività Culturali, Vincenzo Saponaro, giovane studente di ingegneria al Politecnico di Bari ed ex alunno, appassionato di storia locale, ricercatore ed amministratore del sito web ‘Foggia in Guerra’ aggregatore di notizie storiche sul ruolo che Foggia ricoprì durante il secondo conflitto mondiale. Raccogliendo oltre diecimila foto, documenti e testimonianze è il primo sito storico dedicato all’argomento. Interverrà il geom. Arcangelo Gabaldi, impiegato presso il comune di Foggia nel 1943 e testimone oculare dei tragici fatti di quell’estate di cui quest’anno ricorre il 70° anniversario, prenderanno parte alla conferenza il 27 aprile 2013 a partire dalle ore 11.30 presso la biblioteca ‘E. Springer’ della scuola superiore ‘B. Pascal’ di Foggia.

La città di Foggia a 70 anni di distanza dai tragici bombardamenti che rasero al suolo gran parte degli edifici e spensero numerose vite innocenti, ricorda questo avvenimento di cui soprattutto i giovani conoscono ben poco. I segni della guerra sono presenti ancora oggi, molte ferite non sono mai state risanate, gli anziani hanno ancora il terrore negli occhi per quello che hanno visto e le giovani generazioni hanno il compito di portare avanti la memoria storica, di ricordare ciò che è accaduto nella nostra città durante la seconda guerra mondiale. Tenere una conferenza in una scuola superiore, rivolta alle classi V, a ragazzi prossimi al diploma e che saranno il futuro della nostra società è molto importante affinché si conoscano meglio le dinamiche e le storie che ci sono dietro il tragico evento e per ricordare quanto importante fu la città di Foggia e l’intera provincia per la coalizione Alleata. Il capoluogo Dauno ricoprì un’importanza strategica fondamentale per l’avanzata verso Roma, una delle città del sud più bombardate, l’argomento sarà analizzato con un interessante viaggio tra foto, fonti e documenti esclusivi.
Porteranno i saluti il preside dell’istituto prof. Raffaele Zannotti, la prof.ssa M. Patrizia Fusilli, Funzione Strumentali Eventi e Cultura, il prof. Leo Rotundo, docente presso la scuola ‘B. Pascal’ appassionato di storia e ideatore del sito ‘Foggia in Guerra’, e il prof. Raffaele Identi, direttore del giornale scolastico ‘Il Sottosopra’.