Gli sfollati dopo i bombardamenti, a cura del Dott. Salvatore Aiezza

Gen 11th, 2012 Postato in Documenti | Commenti disabilitati su Gli sfollati dopo i bombardamenti, a cura del Dott. Salvatore Aiezza

Gli sfollati dopo i bombardamenti:

l’esodo, le storie, le testimonianze

(a cura di Salvatore Aiezza)

 

Nel corso degli anni successivi ai bombardamenti, un mare di inchiostro è stato speso per scrivere e raccontare i tristi  avvenimenti dell’estate del ’43. E’ stata raccontata la tragedia della popolazione; il martirio della città e le sue ferite; abbiamo letto, a volte terrificati, le innumerevoli testimonianze raccolte (ah, se ci fosse il museo!) ma poco si è detto sul fenomeno e su come cambiò la vita,  immediatamente dopo i bombardamenti, di  tutti coloro che sopravvissero e furono costretti a “sfollare” nei Paesi del  nostro generoso e stupendo Subappennino  dove trovarono ospitalità  e sostegno centinaia di persone e soprattutto di come si svolgeva la vita di quanti trovarono rifugio in quelle zone sino a quando il ritorno nell’amata Foggia non fu possibile.

Queste pagine sono dedicate a loro, gli sfollati e al loro “esodo”, nonché a coloro che li accolsero. Perche’ la memoria non muoia…..MAI!!

Per noi che non abbiamo vissuto direttamente quei giorni, le immagini che si formano ai nostri  occhi attraverso il racconto di insigni e autorevoli commentatori e le testimonianze degli anziani giungono sino al triste avvio verso “l’esodo”: carovane di persone, grandi e piccoli, che si muovono, a piedi o con qualsiasi mezzo di fortuna, verso le strade oramai irriconoscibili e i tratturi che dipartono da Foggia, con le loro masserizie e ciò che resta di quel poco che le bombe hanno risparmiato, per andare verso luoghi più sicuri e mettersi  in salvo.  Sono come flashback che ci ritornano in mente tutte le volte che i mass media mostrano le foto o i video di quanti sono ancora oggi costretti ad abbandonare le loro case nei Paesi dove la pace è ancora lontana e si avviano, paurosi e sconvolti, verso luoghi che nemmeno conoscono. Allora pensiamo che  proprio così dovevano essere le immagini che avremmo visto in quella estate del 43 a Foggia.

Pensate che alcune persone molto anziane con le quali ho parlato, hanno confessato che sino ad allora non erano mai, dico mai, usciti dalla città che, non dimentichiamolo, era economicamente povera, condizione aggravata dalla guerra.

Di conseguenza, per tanti nostri concittadini, avviarsi subito dopo i bombardamenti ancora con il sibilo delle bombe nelle orecchie, il frastuono della distruzione e il terrore nei loro occhi, verso luoghi sconosciuti è stata una vera tragedia nella tragedia e molti di costoro avevano dovuto abbandonare congiunti e amici feriti a morte o dispersi sotto le macerie, cosa che aggiungeva angoscia e tristezza all’amaro esodo.

La “partenza”  in genere avveniva subito dopo i bombardamenti, specie quelli del 22 luglio e, di quei pochi rimasti, dopo il 19 agosto, quando  i gruppi famigliari ricostituitisi e i sopravvissuti si dirigevano verso piazza XX Settembre, Piazza Cavour, Via Lanza, dove c’erano i camion e le carrozze (più spesso solo i cavalli) pronti a trasportarli verso la nuova destinazione (proprio come oggi vediamo nei film e nei vari TG). Il trasporto avveniva quasi  sempre (si sottolinea il quasi) in modo gratuito.

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