Palazzo Trifiletti, lo stiamo perdendo

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Articolo di Carmine de Leo da ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’ del 6 maggio 2012

Rassegnati i foggiani si sono abituati all’inarrestabile scomparsa delle testimonianze della loro storia; nell’Ottocento scomparvero varie chiese e conventi soppressi e poi distrutti dall’incuria, negli anni Venti del ‘900 furono abbattuti altri antichi edifici e le chiese di Santa Lucia, San Michele e San Lazzaro, oltre al convento del SS. Salvatore; i bombardamenti fecero il resto distruggendo i Conservatori della Maddalena e di Santa Teresa, la Taverna dell’Aquila, la Pianara ed altri antichi edifici.

Quel che resta della nostra identità storica dovrebbe quindi essere considerato come un bene ancora più prezioso ed avere quindi un’attenzione maggiore da parte della città, ma non è così: la lezione della storia non è servita. Il furto della nostra identità continua ed ecco che qualche anno fa è stato distrutto l’antichissimo Arco di San Michele con gli attigui palazzi storici dei Pisani-Poppa e De Angelis. Proprio nelle vicinanze dell’arco di San Michele, con prospetto su Corso Garibaldi, si erge, forse ancora per poco, la decorosa facciata del palazzo Giovene, antica dimora gentilizia di questo casato di origine partenopea presente a Foggia già verso il Settecento.

L’arma di questo casato era affrescata sulla volta dell’androne d’ingresso di tale palazzo: d’azzurro con un albero al naturale tenuto da due leoni d’oro controrampanti ed affrontati come conferma il Cadida-Gonzaga nei suoi studi sulla nobiltà meridionale. Frazionata la proprietà dell’edificio, essa passò in seguito ad altre minori famiglie, fra cui i Trifiletti, nome con cui è indicato il palazzo. alcune foto degli anni ’70-’80 confrontate con lo stato attuale dell’edificio, illustrano il lento ed inarrestabile declino di questo antico edificio. Negli ultimi decenni, nonostante nel 1984 fosse stato posto sotto vincolo dal Ministero dei Beni Culturali, sono scomparse dall’androne dell’edificio una graziosa edicola devozionale dedicata alla Madonna ed alcune preziose teste equine di bronzo anellate, utilizzate un tempo per agganciarvi le redini dei cavalli.

Trafugate anche le vecchie serrature e gran parte delle decorazioni a forma di gigli del maestoso portone d’ingresso, la corte dell’edificio si presenta oggi come una discarica a cielo aperto, mentre i tetti ormai sfondati, mostrano dall’alto i vecchi ambienti della costruzione e permettono alle intemperie di continuare l’azione di distruzione dell’edificio ormai disabitato perché pericolante. Come un malato terminale il palazzo Giovene aspetta di crollare definitivamente e solo di rado, qualche sussulto, rimorso delle nostre coscienze, ci ricorda che andrebbe salvato con citazioni e comunicati che, fino ad ora sono rimasti inascoltati. Come per l’arco di San Michele, piangeremo anche in questo caso lacrime di Coccodrillo?

Carmine de Leo

Abbiamo effettuato un sopralluogo per renderci conto in che condizioni versa ora la struttura che è in stato di totale abbandono. Ogni giorno che passa, ogni pioggia, ogni giornata ventosa è un macigno che schiaccia sempre più quella che una volta era una signorile struttura. Il portone d’ingresso murato, una porta inferriate saldata tra i mattoni e il portone in legno semi aperto lasciano intravedere l’interno, tra sporcizia e rifiuti di ogni genere, salta alla vista una grande scalinata abbracciata da due colonne, un albero è cresciuto all’interno del piccolo cortile e le porte di quelle che una volta erano le stalle ora sono in balia della corrente. Di seguito una breve galleria fotografica su Palazzo Trifiletti.

 

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