E’ tornata la croce di Carlo V

Lug 3rd, 2014 Postato in Iniziative, Memoria, Segni sul territorio, Storie | Commenti disabilitati su E’ tornata la croce di Carlo V

 


croce carlo v-2Ci sono cose che resistono alle intemperie, all’inquinamento, alle guerre, agli eventi naturali. Ci sono cose che, anche se costruite dall’uomo vengono distrutte dall’uomo stesse ed altre che per coincidenze particolari si ‘salvano’ e restano li dov’erano per secoli. Ci sono cose destinate a tramandare la memoria di quello che fu e cose che non riescono neanche a ‘nascere’. Dopo aver subito duri e violentissimi bombardamenti, il capoluogo dauno si ritrovò a fare i conti con vittime e feriti, superstiti rimasti sotto le macerie e le macerie, appunto, una città ridotta in polvere, calcinacci e materiale edilizio sparso per e strade, il 75% degli edifici fu abbattuto o reso inagibile dalle deflagrazioni, immaginiamo di svegliarci e di non trovare più interi quartieri, vite spezzate, luoghi distrutti.

Dopo la triste conta delle vittime, si passò alla conta degli edifici che erano ancora in piedi, miracolosamente la Cattedrale e la Basilica di San Giovanni Battista si salvarono, così come porta Arpana detta anche porta Grande, oggi conosciuta come ‘i tre archi’, l’Epitaffio, la chiesetta di San Rocco, il teatro Giordano, la chiesa di Monte Calvario detta delle Croci, palazzo Trifiletti, sono solo alcuni esempi di edifici storici scampati sia alla furia delle bombe, ma alcuni sopravvissuti anche al terribile terremoto del 1731.

Tutti testimoni di una città che non c’è più, quanti occhi che ormai sono spenti hanno ammirato queste opere d’arte in piena città, ci passiamo davanti magari impegnati al cellulare o sempre di fretta, non li degniamo di uno sguardo ma loro sono li, c’erano moto tempo prima di noi e sono dei ‘sopravvissuti’ che conservano una memoria storica inestimabile, è la città che si è adattata a loro, erigendosi ed espandendosi prendendoli come punto di riferimento, durante la ricostruzione hanno fatto da punti focali, da riferimento dai quali partire per mettere in piedi quello che l’uomo aveva costruito e l’uomo aveva abbattuto ed ora toccava di nuovo all’uomo erigere.

Molti di loro c’erano anche quando, nel 1797, Foggia diventò capitale del Regno per settantatre giorni. In aprile si insediò la famiglia reale e in giugno si celebrarono le nozze tra Maria Clementina e Francesco I. la cerimonia si svolse a Palazzo Dogana, nel Salone del Tribunale, dopo la cerimonia una grande festa, aperta dall’esecuzione del melodramma ‘Daunia Felice’ di Giovanni Paisiello, alla quale partecipano le famiglie facoltose e di più alto rango di Foggia e provincia, il Re è così entusiasta per la generosità e l’accoglienza ricevuta che eleva al rango di marchesi i casati Freda, dei Celentano, dei Filiasi e dei Saggese. Intanto il Re ‘prende’ in piano nobile, pertanto devono sloggiare abitazioni ed uffici delle autorità doganali tra cui l’Avvocato fiscale, costretti a prendere appartamenti in affitto fino al 1799 quando i francesi intervengono per sedare i moti di ribellione e liberano anche palazzo Dogana.

Torniamo al Piano delle Fosse o della Croce, detto così perché prende il nome della Croce eretta nella metà del Cinquecento all’uscita di Porta Grande. La Croce è montata su una basetta di pietra che reca inciso il nome della città (Fogia). Sul davanti, vi è la Vergine e San Giovanni; sul retro, la Vergine con il Bambino. I suoi bracci sono finemente ornati di rosette e teste d’angeli mentre tutt’intorno al piedistallo che la regge, una incisione ricorda che il monumento fu eretto a nel 1544. La croce si trovali poiché Nel marzo del 1528 Foggia fu teatro di battaglia e di strage nella guerra accesasi fra Carlo V e Francesco I, Re di Francia, per la pretesa del trono di Napoli. Da quel conflitto ne uscì vincitore Carlo V che, a imperituro ricordo di questo avvenimento fece erigere, fuori Porta Grande, la famosa Croce che tuttora si ammira nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista e si compiacque, inoltre,  riconfermare alla città di Foggia tutti gli antichi privilegi e i nuovi che furono concessi in suo nome dal Vice Re don Pedro di Toledo, marchese di Villafranca, per la pubblica Amministrazione Civica e per la fiera degli animali da tenersi nel mese di aprile, fiera che poi passò al mese di maggio.

Da circa due anni è in restauro, intervento voluto dal Lions Club di Foggia e dalla fondazione Banca del Monte, quasi un anno fa, a restauro completo, è stata esposta in una teca del museo civico e lunedì 30 giugno dalle 18.30 ci sarà la cerimonia della posa e risistemazione dell’antica croce davanti la basilica di San Giovanni Battista, li dove per secoli ha scrutato i cambiamenti di questa città, deteriorandosi sotto la pioggia e il vento incessante. Ci sono cose che nonostante tutto sono destinate a deteriorarsi, poi sparire per un po e poi ritornare al loro posto. 

Avevamo un aeroporto internazionale, già nel 1945

Giu 26th, 2014 Postato in Memoria, Segni sul territorio | Commenti disabilitati su Avevamo un aeroporto internazionale, già nel 1945

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La città di Foggia, storicamente, ha sempre rappresentato un luogo geograficamente perfetto per il trasporto aereo, ma vista l’attuale situazione, sembra che non sia più così. Ormai l’aeroporto civile ‘Gino Lisa’ non è più in funzione, salvo qualche sporadico volo per le Tremiti, nonostante le battaglie e le petizioni delle associazioni foggiane vicine al tema, sembra non muoversi nulla, anzi, quando da Bari sembrano arrivare buone notizie per lo sblocco dei fondi che servirebbero ad allungare la pista e conseguentemente rendere la struttura appetibile alle compagnie aeree, tutto si blocca e si fa retromarcia, è uno scenario che va avanti da mesi se non anni, è stato coinvolto anche il neo sindaco, che non ancora insediato ha dovuto placare gli animi per l’ennesima bocciatura dell’aeroporto foggiano promettendo di ritornare sulla questione. Ci sono tante chiacchiere e speranze che poi vanno ad infrangersi sui ripetuti no e blocchi delle amministrazioni. Era il 15 luglio del 1945, quando sul giornale “Ricostruzione Dauna”, il Ten. Col. dell’Aeronautica Militare, Fr. Giordano sottolinea quanto Foggia sia stata importante dal punto di vista militare e lo potrebbe essere anche ad uso civile, dedicando un articolo e chiedendo alle autorità di prendere in esame la richiesta di abilitazione per dovere prima storico e morale e poi strategico.

Di seguito il testo dell’articolo.

 

 A nessuno di noi è certo sfuggita l’importanza di Foggia nel campo aeronautico. Le condizioni atmosferiche che permettono di svolgere attività aerea con vantaggi continuativi in tutte le stagioni, agevolati da un centro di comunicazioni di prim’ordine, per la parte logistica e la natura del terreno hanno fatto si che dl 1915 a Foggia vennero attrezzati vari campi che svolsero importante attività aerea a secondo delle necessità. Grande rilievo ha avuto nell’attuale guerra il nostro Tavoliere, dove quasi per incanto sono sorti i tanti aeroporti a corona della città, svolgendo oltre l’attività bellica aerea vera e propria, quella importantissima dei collegamenti. Abbiamo visto così la nostra città divenire il centro, il fulcro di tutto il teatro di operazione del Mediterraneo, sfruttato dai tedeschi prima e incrementato al massimo dagli alleati poi. Evidentemente, sia gli uni che gli altri non hanno scelto e preferito la nostra città a centro di numerose basi aeree, guidati da sentimentalismi o da imperialismo, ma perché in esso hanno trovato assommati e riuniti tutti gli elementi per svolgere col massimo vantaggio le loro importanti attività. Appare lampante come la posizione geografica che ha permesso di abbracciare nel suo raggio di azione tutti i centri italiani, mediterranei ,balcani e orientali sia il requisito primo importantissimo e direi unico da tener presente nella scelta di un centro aereo. Tali requisiti portati al massimo rendimento in tempo di guerra, possono continuare ad essere il fulcro di una attività di pace e di benessere per l’avvenire della nostra Patria se riportati e sfruttati in senso civile. Infatti, partendo e arrivando a Foggia, si possono raggiungere all’incirca con le medesime distanze, i vari centri del Paese, senza avvantaggiare o svantaggiare, ad esempio, i siciliani o i lombardi che di essa volessero servirsi. questa nostra Foggia che ha patito nelle sue mura tutti gli orrori di una guerra moderna, dilaniata e martoriata dai più massicci bombardamenti, che ha conosciuto il terrore dei mitragliamenti, la fame e la miseria, la distruzione, la morte e il saccheggio e tutte le tristi conseguenze di questa nemesi tremenda, crede di avere il diritto più e meglio di ogni altro centro italiano di chiedere alle Autoritàla continuazione di questa attività aerea riportata nel campo civile in quell’atmosfera di tranquillità e serenità con l’installare a Foggia un aeroporto internazionale.

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La miniera di Bauxite di San Giovanni Rotondo

Mar 22nd, 2014 Postato in Segni sul territorio, Storie | Commenti disabilitati su La miniera di Bauxite di San Giovanni Rotondo

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Partendo da San Giovanni Rotondo (FG), percorrendo la SP45 bis e imboccando una strada costeggiata da eucalipti si raggiunge l’ex miniera di Bauxite, un complesso industriale all’avanguardia con annesso villaggio per i dipendenti che sotto l’epoca fascista vide il massimo splendore e boom economico per l’intera zona. Situato in località Quadrone, il giacimento fu scoperto per caso da Giovanni Pompilio, un pastore che emigrò in America dove fu impiegato nelle ferrovie. Al rientro in Italia, forte delle conoscenze acquisite, osservando il terreno notò subito i campioni di Bauxite dall’inconfondibile colore rosso.

Allertati i conoscenti ed interpellate alcune aziende chimiche, lo scopritore non fu ricompensato ma una società, dopo il sopralluogo tecnico, avviò i lavori per procedere all’estrazione del minerale. Intanto il sig. Pompilio che aveva fornito agli ingegneri della Montecatini le dritte su dove trovare la Bauxite, fu insignito di un attestato al merito del lavoro e ripagato con 500 Lire.

Inizia così la storia della miniera di San Giovanni Rotondo. Siamo nel 1939, partono i lavori per la costruzione dell’impianto e di un villaggio per gli uffici e le abitazioni destinate agli operai fuori sede. Viene anche costruito un cinema. Nel 1939 la stessa società ottenne con un decreto ministeriale, datato 10 luglio, la concessione a sfruttare il minerale su di un’area di 786 ettari successivamente ampliata fino ad un massimo di 1640 ettari.

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Regia Masseria Pantano, l’ennesimo scempio foggiano

Lug 1st, 2013 Postato in Documenti, Memoria, Segni sul territorio, Storie | Commenti disabilitati su Regia Masseria Pantano, l’ennesimo scempio foggiano

E’ un caldo sabato pomeriggio, i foggiani o sono in casa o al mare in cerca di frescura, le strade sono deserte, una leggera brezza sfiora le foglie degli alberi, decido di fare una chiacchierata con Maurizio Pagliara, co-amministratore della pagina, dopo aver scambiato quattro chiacchiere mi porta in un quartiere alla periferia di Foggia, le strade sono ben tenute, ci sono tante villette di recentissima costruzione, sembra un posto tranquillo, quando in fondo alla strada si scorge chiaramente, tra le sterpaglie alte, una costruzione, si tratta della Ragia Masseria Pantano, ‘appartenuta a Federico II attorno al 1240, veniva usata come luogo di riposo e di caccia, vi erano scuderie di cavalli, fontane e si tenevano serate con fuochi pirotecnici.’

Oggi è poco più che un rudere, la recinzione in un tratto è stata abbattuta, alti arbusti circondano la zona quasi nascondendo la struttura, gli archi a volta sono in pessimo stato di conservazione e si iniziano a vedere i primi crolli con macerie e materiale di risulta riversato all’interno della struttura, una discarica a cielo aperto la circonda, e a poche decine di metri ci sono le nuove abitazioni. Gli arbusti secchi, l’incuria e il degrado potrebbero far crollare definitivamente la già fatiscente struttura in seguito ad un incendio o a eventi naturali come forti piogge e vento. Tra l’altro in quella zona è stato ritrovato un grande villaggio Neolitico ma le ruspe non si sono fermate per costruire un nuovo quartiere a ridosso della storia.

Ci facciamo coraggio e decidiamo di attraversare il tratto di recinzione abbattuto, ci facciamo spazio a fatica, il terreno è scosceso, pieno di detriti e la sterpaglia secca di arriva all’avambraccio. Non entriamo nella struttura poiché pericolante ma scorgiamo quella che era la scuderia, i vari ambienti tra cui uno scantinato. ‘Meglio andare via in questa struttura c’è un pozzo di tre metri di profondità e vista questa condizione sarebbe difficile vederlo’ mi avverte Maurizio, scattiamo qualche foto da un lato affascinati per il luogo ricco di storia dall’altro schifati per lo stato in cui versa. Prima di uscire dalla recinzione sentiamo un rumore dietro di noi, ci voltiamo, è un grosso serpente nero, forse una biscia che si fa strada nel terreno, acceleriamo il passo e ci dirigiamo verso la strada. Testimone di quasi tutta la storia di Foggia, sembra che gli resti poco da vedere se non si effettuano immediati interventi.

I segni sulla città dimenticati.

Giu 23rd, 2013 Postato in Iniziative, Memoria, Segni sul territorio | Commenti disabilitati su I segni sulla città dimenticati.

Ieri è uscito il terzo articolo su l’Attacco della rubrica ‘Foggia in Guerra’ vi proponiamo il testo affinchè si possa aprire un dibattito in merito.

La furia delle bombe lasciò nel cuore e nell’animo dei foggiani un senso di smarrimento e rassegnazione, molti fuggirono, altri fecero perdere le tracce scappando oltreoceano, altri ancora restarono e parteciparono alla ricostruzione della città rendendola vivibile e accogliente facendo però attenzione a non cancellare la memoria, a non eliminare quegli elementi che hanno segnato la storia della città e dei quali tutti i foggiani dovrebbero conoscerne la storia.

Dalla fine del 1943 fino al 1947, gli alleati erano di stanza in Capitanata, la presenza dei numerosissimi aeroporti, la stazione ferroviaria e la zona particolarmente strategica spinse gli squadroni a stabilirsi nel Tavoliere per restare fino alla fine della guerra ed anche oltre. Durante gli anni dell’occupazione, la nostra vita fu indubbiamente influenzata dalla loro presenza, portarono chewing-gum, sigarette, cioccolato e cibi in scatola, molti foggiani non avevano mai visto tutto ciò ma nonostante qualche mese prima ci avessero distrutto, i soldati si mostravano sempre gentili e generosi regalando i loro averi in cambio di piccoli favori.

Tra i segni lasciati dalla coalizione alleata c’è, sicuramente tra i più evidenti, la scritta che indicava il parcheggio riservato alle auto di servizio su una facciata dell’attuale Municipio. Recita ‘Reserved for A-3 Car Staff Car’ è un segno tangibile dell’occupazione se non dell’invasione alleata che prese il potere della città, e di tutta l’Europa,  istituendo gli uffici della Red Cross proprio nella sede dell’odierno Comune. Questo è un segno che evidentemente non piace ne ai foggiani ne ai nostri amministratori, si sta facendo di tutto per farlo scomparire, qualche mese fa, proprio la pagina ‘Foggia in Guerra’, avviò una campagna di sensibilizzazione verso quella scritta poiché era stata vandalizzata, ricoperta da vernice spray, fu presto ripulita per nostra felicità ma ora, con l’arrivo della bella stagione, hanno pensato bene di posizionare lo scarico della condensa del climatizzatore proprio su quella porzione di muro, l’acqua lentamente, goccia dopo goccia sta ‘mangiando’ l’inchiostro nero facendo ormai scomparire il lato sinistro. E’ così complicato canalizzare il flusso d’acqua e coprire la scritta con una economicissima lastra di plexyglass?

Un altro esempio è palazzo Angelone, in vico Aquila, zona via Manzoni, la zona fu duramente colpita dalle bombe, ma quel palazzo la scampò, ora si è pensato bene prima di circondarlo di nuove abitazioni, ‘soffocandolo’ e nascondendolo, la scorsa estate qual che ne restava è stato definitivamente abbattuto, facendo così crollare un altro testimone oculare della storia foggiana.  Altro esempio è l’indicazione, scritta su un muro sull’attuale corso Vittorio Emanuele, parzialmente coperta da ristrutturazioni precedenti, si leggeva solamente ‘Coprifuoco tutti i cittadini dalle ore 20’ e si è pensato bene di coprirla definitivamente facendola sparire per sempre.

Un segno che difficilmente scomparirà è quello delle schegge sul marmo in via Tugini angolo corso Roma, proprio in quell’incrocio una bomba centrò una donna che scappava con una bambina, i segni delle schegge sono evidenti ancora oggi, il marmo è stato scalfito più volte ed in più punti, spesso ci passiamo davanti e neanche ci facciamo caso.

Altro segno nascosto del passaggio degli alleati è il garage riservato al Col. Grosby, con relativa indicazione che si trova all’interno del cortile della Prefettura ed è ancora integra. Questa città ci parla, ci racconta tutto quello che ha passato, i segni seppur sempre meno, ci sono, ma noi spesso non sappiamo individuarli anzi, li calpestiamo senza alcuna pietà. Siamo immersi nella storia, ogni palazzo del centro storico è testimone di avvenimenti che hanno segnato il duro e faticoso percorso che questa città ha vissuto e sta vivendo, una storia non di certo rosea ma ricca di tantissimi avvenimenti nel bene e nel male, il nostro impegno dev’essere quello di salvaguardare e proteggere ciò che il passato ci ha donato e conoscere per non rovinare il futuro.