Testimonianza della signora Celeste

Lug 14th, 2016 Postato in Memoria, Storie, testimonianze | Commenti disabilitati su Testimonianza della signora Celeste

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Di seguito pubblichiamo la testimonianza inviataci da Antonella, figlia della signora Celeste, protagonista della storia.

Il 22 luglio 1943 mia madre aveva 8 anni, sembrano pochi per ricordare ancora, ma mamma ogni anno ne parla. Quel giorno suonò la sirena e nel cielo si vedevano gli aerei che volavano in basso. Il capostrada passò e invitava a stare dentro (teste dentro). Mamma rimase in casa con la sua famiglia (con la madre e i suoi 5 fratelli). Subito dopo si sentì un boato e dopo si seppe che era stata bombardata la stazione ferroviaria. Trovarono la morte dei parenti di suo nonno paterno (madre con sette figli). La nonna di mia madre con alcune sue zie decisero di andare a Faeto, mia nonna decise di rimanere perché mio nonno era stato richiamato alle armi e stava a Cerignola. (Mia madre abitava in via Le Maestre, in una traversa di via Arpi).

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L’Arco Contini, tra storia e distruzione

Nov 22nd, 2015 Postato in Memoria, Storie | Commenti disabilitati su L’Arco Contini, tra storia e distruzione

arcoVico Arco Contini, da Piazza Cesare Battisti a Via San Domenico, presente dal 1811,oggi conserva il sito del 1839, l’arco cadde durante i bombardamenti aerei del secondo conflitto mondiale.
Nei pressi del Teatro comunale Umberto Giordano vi è la strada, Vico Arco Contini, a metà della quale fino all’estate del 43 c’era un arco, buttato a terra dai bombardamenti, chiamato dal popolo arco di Nenna Contini (Oreste Bucci). Leggi il resto »

E’ tornata la croce di Carlo V

Lug 3rd, 2014 Postato in Iniziative, Memoria, Segni sul territorio, Storie | Commenti disabilitati su E’ tornata la croce di Carlo V

 


croce carlo v-2Ci sono cose che resistono alle intemperie, all’inquinamento, alle guerre, agli eventi naturali. Ci sono cose che, anche se costruite dall’uomo vengono distrutte dall’uomo stesse ed altre che per coincidenze particolari si ‘salvano’ e restano li dov’erano per secoli. Ci sono cose destinate a tramandare la memoria di quello che fu e cose che non riescono neanche a ‘nascere’. Dopo aver subito duri e violentissimi bombardamenti, il capoluogo dauno si ritrovò a fare i conti con vittime e feriti, superstiti rimasti sotto le macerie e le macerie, appunto, una città ridotta in polvere, calcinacci e materiale edilizio sparso per e strade, il 75% degli edifici fu abbattuto o reso inagibile dalle deflagrazioni, immaginiamo di svegliarci e di non trovare più interi quartieri, vite spezzate, luoghi distrutti.

Dopo la triste conta delle vittime, si passò alla conta degli edifici che erano ancora in piedi, miracolosamente la Cattedrale e la Basilica di San Giovanni Battista si salvarono, così come porta Arpana detta anche porta Grande, oggi conosciuta come ‘i tre archi’, l’Epitaffio, la chiesetta di San Rocco, il teatro Giordano, la chiesa di Monte Calvario detta delle Croci, palazzo Trifiletti, sono solo alcuni esempi di edifici storici scampati sia alla furia delle bombe, ma alcuni sopravvissuti anche al terribile terremoto del 1731.

Tutti testimoni di una città che non c’è più, quanti occhi che ormai sono spenti hanno ammirato queste opere d’arte in piena città, ci passiamo davanti magari impegnati al cellulare o sempre di fretta, non li degniamo di uno sguardo ma loro sono li, c’erano moto tempo prima di noi e sono dei ‘sopravvissuti’ che conservano una memoria storica inestimabile, è la città che si è adattata a loro, erigendosi ed espandendosi prendendoli come punto di riferimento, durante la ricostruzione hanno fatto da punti focali, da riferimento dai quali partire per mettere in piedi quello che l’uomo aveva costruito e l’uomo aveva abbattuto ed ora toccava di nuovo all’uomo erigere.

Molti di loro c’erano anche quando, nel 1797, Foggia diventò capitale del Regno per settantatre giorni. In aprile si insediò la famiglia reale e in giugno si celebrarono le nozze tra Maria Clementina e Francesco I. la cerimonia si svolse a Palazzo Dogana, nel Salone del Tribunale, dopo la cerimonia una grande festa, aperta dall’esecuzione del melodramma ‘Daunia Felice’ di Giovanni Paisiello, alla quale partecipano le famiglie facoltose e di più alto rango di Foggia e provincia, il Re è così entusiasta per la generosità e l’accoglienza ricevuta che eleva al rango di marchesi i casati Freda, dei Celentano, dei Filiasi e dei Saggese. Intanto il Re ‘prende’ in piano nobile, pertanto devono sloggiare abitazioni ed uffici delle autorità doganali tra cui l’Avvocato fiscale, costretti a prendere appartamenti in affitto fino al 1799 quando i francesi intervengono per sedare i moti di ribellione e liberano anche palazzo Dogana.

Torniamo al Piano delle Fosse o della Croce, detto così perché prende il nome della Croce eretta nella metà del Cinquecento all’uscita di Porta Grande. La Croce è montata su una basetta di pietra che reca inciso il nome della città (Fogia). Sul davanti, vi è la Vergine e San Giovanni; sul retro, la Vergine con il Bambino. I suoi bracci sono finemente ornati di rosette e teste d’angeli mentre tutt’intorno al piedistallo che la regge, una incisione ricorda che il monumento fu eretto a nel 1544. La croce si trovali poiché Nel marzo del 1528 Foggia fu teatro di battaglia e di strage nella guerra accesasi fra Carlo V e Francesco I, Re di Francia, per la pretesa del trono di Napoli. Da quel conflitto ne uscì vincitore Carlo V che, a imperituro ricordo di questo avvenimento fece erigere, fuori Porta Grande, la famosa Croce che tuttora si ammira nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista e si compiacque, inoltre,  riconfermare alla città di Foggia tutti gli antichi privilegi e i nuovi che furono concessi in suo nome dal Vice Re don Pedro di Toledo, marchese di Villafranca, per la pubblica Amministrazione Civica e per la fiera degli animali da tenersi nel mese di aprile, fiera che poi passò al mese di maggio.

Da circa due anni è in restauro, intervento voluto dal Lions Club di Foggia e dalla fondazione Banca del Monte, quasi un anno fa, a restauro completo, è stata esposta in una teca del museo civico e lunedì 30 giugno dalle 18.30 ci sarà la cerimonia della posa e risistemazione dell’antica croce davanti la basilica di San Giovanni Battista, li dove per secoli ha scrutato i cambiamenti di questa città, deteriorandosi sotto la pioggia e il vento incessante. Ci sono cose che nonostante tutto sono destinate a deteriorarsi, poi sparire per un po e poi ritornare al loro posto. 

Avevamo un aeroporto internazionale, già nel 1945

Giu 26th, 2014 Postato in Memoria, Segni sul territorio | Commenti disabilitati su Avevamo un aeroporto internazionale, già nel 1945

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La città di Foggia, storicamente, ha sempre rappresentato un luogo geograficamente perfetto per il trasporto aereo, ma vista l’attuale situazione, sembra che non sia più così. Ormai l’aeroporto civile ‘Gino Lisa’ non è più in funzione, salvo qualche sporadico volo per le Tremiti, nonostante le battaglie e le petizioni delle associazioni foggiane vicine al tema, sembra non muoversi nulla, anzi, quando da Bari sembrano arrivare buone notizie per lo sblocco dei fondi che servirebbero ad allungare la pista e conseguentemente rendere la struttura appetibile alle compagnie aeree, tutto si blocca e si fa retromarcia, è uno scenario che va avanti da mesi se non anni, è stato coinvolto anche il neo sindaco, che non ancora insediato ha dovuto placare gli animi per l’ennesima bocciatura dell’aeroporto foggiano promettendo di ritornare sulla questione. Ci sono tante chiacchiere e speranze che poi vanno ad infrangersi sui ripetuti no e blocchi delle amministrazioni. Era il 15 luglio del 1945, quando sul giornale “Ricostruzione Dauna”, il Ten. Col. dell’Aeronautica Militare, Fr. Giordano sottolinea quanto Foggia sia stata importante dal punto di vista militare e lo potrebbe essere anche ad uso civile, dedicando un articolo e chiedendo alle autorità di prendere in esame la richiesta di abilitazione per dovere prima storico e morale e poi strategico.

Di seguito il testo dell’articolo.

 

 A nessuno di noi è certo sfuggita l’importanza di Foggia nel campo aeronautico. Le condizioni atmosferiche che permettono di svolgere attività aerea con vantaggi continuativi in tutte le stagioni, agevolati da un centro di comunicazioni di prim’ordine, per la parte logistica e la natura del terreno hanno fatto si che dl 1915 a Foggia vennero attrezzati vari campi che svolsero importante attività aerea a secondo delle necessità. Grande rilievo ha avuto nell’attuale guerra il nostro Tavoliere, dove quasi per incanto sono sorti i tanti aeroporti a corona della città, svolgendo oltre l’attività bellica aerea vera e propria, quella importantissima dei collegamenti. Abbiamo visto così la nostra città divenire il centro, il fulcro di tutto il teatro di operazione del Mediterraneo, sfruttato dai tedeschi prima e incrementato al massimo dagli alleati poi. Evidentemente, sia gli uni che gli altri non hanno scelto e preferito la nostra città a centro di numerose basi aeree, guidati da sentimentalismi o da imperialismo, ma perché in esso hanno trovato assommati e riuniti tutti gli elementi per svolgere col massimo vantaggio le loro importanti attività. Appare lampante come la posizione geografica che ha permesso di abbracciare nel suo raggio di azione tutti i centri italiani, mediterranei ,balcani e orientali sia il requisito primo importantissimo e direi unico da tener presente nella scelta di un centro aereo. Tali requisiti portati al massimo rendimento in tempo di guerra, possono continuare ad essere il fulcro di una attività di pace e di benessere per l’avvenire della nostra Patria se riportati e sfruttati in senso civile. Infatti, partendo e arrivando a Foggia, si possono raggiungere all’incirca con le medesime distanze, i vari centri del Paese, senza avvantaggiare o svantaggiare, ad esempio, i siciliani o i lombardi che di essa volessero servirsi. questa nostra Foggia che ha patito nelle sue mura tutti gli orrori di una guerra moderna, dilaniata e martoriata dai più massicci bombardamenti, che ha conosciuto il terrore dei mitragliamenti, la fame e la miseria, la distruzione, la morte e il saccheggio e tutte le tristi conseguenze di questa nemesi tremenda, crede di avere il diritto più e meglio di ogni altro centro italiano di chiedere alle Autoritàla continuazione di questa attività aerea riportata nel campo civile in quell’atmosfera di tranquillità e serenità con l’installare a Foggia un aeroporto internazionale.

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28 maggio 1943, la prima incursione aerea su Foggia

Mag 30th, 2014 Postato in Memoria, Storie | Commenti disabilitati su 28 maggio 1943, la prima incursione aerea su Foggia

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Foto-a-colori-di-alcuni-convogli-piegati-dal-calore-delle-esplosioni.In questa settimana c’è stato il 71° anniversario del primo bombardamento sulla città di Foggia che vide interessata la zona della stazione e del campo aereo ‘Gino Lisa’ fu l’inizio di un lungo calvario per i foggiani che video crollare la loro città, le loro certezze e i loro affetti, colpiti duramente senza un perché, senza alcuna colpa diretta, colpevoli solo di vivere in un punto altamente strategico dello scacchiere europeo per l’ascesa a Berlino da parte delle forze alleate. Ogni anno sono purtroppo sempre meno i testimoni oculari di quella immane tragedia che ancora oggi hanno l’incubo ed il terrore delle bombe che si abbatterono sulla città con una violenza disarmante.

Ufficialmente l’obiettivo erano i tedeschi che avevano base appunto al ‘Gino Lisa’ ma in realtà l’obiettivo fu quello di massacrare e di far arrendere dal punto di vista fisico e psicologico la popolazione civie, il modello Harris, generale alleato non a caso soprannominato il macellaio che sulla città di Foggia sperimentò la sua tattica di guerra. Fino al 1943 gli allarmi suonarono sempre meno volte facendo convincere i foggiani di essere ormai scampati alla furia distruttiva che stava colpendo altre città in Italia, ma non fu purtroppo così. Il 28, il 30 e 31 maggio furono distrutti l’aeroporto e la stazione ferroviaria, con un complesso di un paio di centinaia di morti e tre o quattrocento feriti

La giornata del 28 maggio viene rivissuta con lucidità dal sig. Vincenzo che ci racconta: ’28 maggio 1943 ore 9.00 circa: C’è la prima incursione degli alleati nei cieli foggiani. Per noi era una cosa “nuova” eravamo ragazzi avevo 20 anni ed insieme agli altri ragazzi della mia età sognavamo di arruolarci nell’esercito per combattere sul fronte, spinti dall’ondata devastante di fascismo. Ma quando vivemmo sulla nostra pelle quell’esperienza, il sogno della carriera militare cadde del tutto. Torniamo alla storia. Ero a casa, in una casetta di campagna non lontana dal centro abitato. Mi svegliai di buon’ora, come al solito, ed ero impegnato nei campi, quando all’improvviso inizia a suonare la sirena dell’allarme. Era la prima volta che la sentivo. Tutti correvano come impazziti alla ricerca di un rifugio, ma fortunatamente le bombe cadono solo nei pressi di un aeroporto distruggendolo quasi completamente. Tutti andammo sul posto più per curiosità che per altro. Presi la mia bicicletta e corsi lì. Mi trovai davanti ad un macabro spettacolo. Tutti gli hangar erano quasi completamente distrutti, la torre radio non esisteva più, ma la cosa che mi lasciò inorridito e che ricordo come fosse ieri, fu un soldato tedesco, rimasto ucciso mentre era alla mitragliatrice contraerei. Era ancora seduto, con gli occhi spalancati di terrore. A pochi metri un piccolo cratere e il suo corpo dalla vita in giù era completamente dilaniato e macellato. E’ quella l’immagine della guerra che mi porto ancora dietro insieme a molte altre.’

Di seguito il quadro completo dei bombardamenti su Foggia:

28 maggio: prima incursione. Allarme ore 11,20-13,30 incursione ore 11,25-12,45 in due ondate con lancio di bombe dirompenti ed incendiarie da 7000 metri sull’aeroporto Gino Lisa. Aerei coinvolti 18 Liberator B24D del 343° Squadrone del 98° Gruppo Bombardieri Pesanti

31 maggio: allarme ore 12,45-14,10; incursione ore 12,45-13,30, sull’aeroporto Gino Lisa e sulla ferrovia, vittime stimate 153. Aerei partecipanti all’attacco: 125 bombardieri B17F degli squadroni 340 e 341 del 97° Gruppo Bombardieri pesanti con altri reparti.

20-21 giugno: allarme ore 23,25-0,50, attacco ore 0,44 sulla ferrovia, vittime stimate 91. Presumibilmente è intervenuto un solo bombardiere britannico Halifax

15 luglio: allarme ore 14,35 incursione ore 14,45 per 14 minuti: aeroporti di Tortorella, San Nicola, zona ferrovia e in varie zone della città, vittime stimate 1293. Aerei intervenuti 44 Liberator B 24D  degli squadroni 328-329-330-409 del 93° gruppo Bombardieri Pesanti.

22 luglio allarme ore 9,35-14,30 incursione dalle 9,35 in due ondate a distanza di 25 minuti: sulla ferrovia e sulla città, vittime stimate 7643. Aerei intervenuti 71 Fortezze volanti B.17F del 340° Squadrone (10 velivoli)  del 342° squadrone (11 velivoli)

19 agosto: allarme dalle ore 12,00 alle 15,30 incursione dalle ore 12,00 alle 13,35 in sette ondate sulla ferrovia e sulla città, vittime stimate 9581. Aerei intervenuti: complessivamente 233 bombardieri pesanti così distinti 71 Liberator B24 D del 44°, 93°, 376°, 389° Gruppo Bombardieri e 162 Fortezze Volanti B17 F dei 97°gruppo bombardieri  ed altri

20 agosto ore 0,30 sulla città, aerei intervenuti: bombardieri inglesi Halifax che lanciano 50 bombe

21 agosto ore 0,21: sulla città, vittime stimate 173

25 agosto: allarmi non effettuati a causa degli impianti distrutti, incursione dalle 9,45 alle 12,10 in cinque ondate dirette sulla ferrovia e sugli aeroporti. Vittime stimate 971. Aerei intervenuti 276 velivoli così distinti 170 caccia P38 lightening e 136 bombardieri fra Fortezze Volanti B17 F del 340° 341° e 342° squadroni del 97° Gruppo Bombardieri pesanti e Liberator B24 D del 98° e 376° Gruppo Bombardieri Pesanti ed altri.

7 settembre: obiettivi gli aeroporti, distrutti molti aerei a terra. Aerei intervenuti 123 fortezze volanti B17 F

17 settembre intera giornata: ferrovia e rete stradale, vittime stimate 168.

18 settembre: obiettivo i due aeroporti, colpiti soprattutto gli aerei a terra. Aerei impegnati 94 caccia P38 lightening. Dopo questa incursione gli Alleati ritengono compromessa la situazione degli aeroporti della Capitanata, non vi saranno più incursioni. Nove giorni più tardi i tedeschi si ritirano.

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