Impossibile dimenticare del Dr. Salvatore Aiezza

Gen 27th, 2012 Postato in Memoria | Commenti disabilitati su Impossibile dimenticare del Dr. Salvatore Aiezza

Il 27 gennaio 1945 gli alleati varcarono per la prima volta i campi di concentramento di Auschwitz portando all’attenzione mondiale l’infamia compiuta dai nazisti verso milioni di ebrei, perseguitati politici, religiosi, testimoni di Geova ecc. e le sofferenza da questi patite. Il 27 gennaio viene ricordata da alcuni anni in tutto il mondo con la celebrazione della “Giornata della Memoria”. Una data simbolica per non dimenticare la Shoah. Non mancheranno in questo giorno le iniziative pubbliche su tutto il territorio e in tanti,oggi. Si ricorderanno e ci ricorderanno dell’infausto corso di quegli anni.

E’ fondamentale raccogliere e raccontare oggi, quanti più dati possibili e testimonianze sulle vicende relative agli anni della deportazione. Gli ultimi anziani rimasti e che ebbero la grazia di resistere alla barbarie dei campi, ci stanno oramai lasciando. Ma le generazioni future devono ad ogni costo mantenere inalterata questa “memoria”. Il filo che ci collega al passato rappresenta il nostro futuro. In questo ambito ben vengano e anzi si moltiplichino i momenti celebrativi nelle scuole, uffici, luoghi pubblici, istituzioni; Il treno della memoria che grande interesse soprattutto e inaspettatamente tra i giovani, riscosse qualche anno fa, torni per le nostre stazioni.

Ciascuno ricordi i milioni di morti per un ideale assurdo quanto irrealizzabile. Anche la nostra provincia pianse le sue migliaia di padri, mariti e figli, partiti e mai più tornati. Sul nostro territorio, all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia, vennero allestiti campi di internamento dove venivano rinchiuse le persone “ostili” al Governo Fascista ( comunisti, oppositori politici). Uno di questi era quello dell’ex macello di Manfredonia, che si trovava tra Siponto e la stessa città cara a Manfredi. Era gestito da personale della polizia e dei carabinieri italiani e le sue regole erano comunque dure. In questo campo passarono molti detenuti e anche 31 ebrei; spesso vi rimanevano per poco e venivano poi trasferiti in altri campi di internamento; alcuni, specie gli ebrei, furono avviati ai campi di concentramento ove molti di loro morirono o vennero uccisi. Ma torniamo per un attimo ai tanti nostri conterranei deportati.

Vorrei quì ricordare alcuni di essi mai assunti agli onori delle cronache; ai quali non sono intitolate strade e non hanno ricevuto medaglie e sui quali è stato possibile avere delle notizie: Alcuni sono tornati, altri sono rimasti sepolti nei cimiteri militari nelle vicinanze dei campi ove erano rinchiusi. Salvatore Doria, per esempio, era un Testimone di Geova di Cerignola. Doria si distinse per la sua attività di evangelizzatore, in seguito alla quale alcuni parenti e amici divennero testimoni di Geova. Salvatore Doria fu arrestato e condannato nel 1940 a 11 anni di reclusione dal Tribunale Speciale fascista. Fu deportato in Germania, prima a Dachau e poi nel campo di Mauthausen, dove fu liberato nel 1945 all’arrivo degli americani. Morì nel 1951, a soli 43 anni. Luigi De Francesco, un Caporale originario di Volturara Appula, deportato da Patrasso in un campo di concentramento nazista. Fortunatamente si è salvato rubando e mangiando bucce di patate a volte unico cibo per mesi, e in tanti casi permise la sopravvivenza agli stenti e la fame. Dal sito http://www.venegoni.it/venegoni_sec.pdf dove è pubblicato un archivio nominativo, frutto di studi e ricerche del suo autore, di migliaia di persone con notizie, date di internamento, liberazione o di decesso ho ritrovato i nomi di alcuni conterranei che, purtroppo, non fecero più ritorno in Italia. Tra questi: Gastrietta Antonio. Nato a Manfredonia (FG) il 20/2/1922. Deportato da Bolzano il 5/10/1944 a Dachau. Deceduto a Dachau il 20/11/1944. Fonti: 5 Laudano Michele. Nato a Cerignola (FG) il 22/9/1922, impiegato. Deportato da Bolzano il 20/11/1944 a Mauthausen. Deceduto a Mauthausen il 22/4/1945. Fonti: 3. Martinelli Alberto. Nato a Candela (FG) il 12/4/1921. Arrestato a Rivolta d’Adda (CR). Deportato da Bolzano il 5/10/1944 a Dachau. Deceduto a Uberlingen il 15/2/1945. Fonti: 5. Piazzola Angelo. Nato a S. Ferdinando di Puglia (FG) il 13/3/1908. Deportato da Milano (MI) il 7/9/1944. Deportato da Bolzano il 5/10/1944 a Dachau. Deceduto a Mühldorf il 23/3/1945. Fonti: 5, 11. Note: 11: Vol. 7. Spera Giuseppe. Nato a Margherita di Savoia (FG) il 31/3/1895. Deportato da Bolzano il 5/9/1944 a Flossenbürg. Deceduto a Hersbruck il 22/2/1945. Grazie poi all’opera altamente meritevole di Alberto Zamboni ed al suo sito: “Dimenticati di Stato www.robertozamboni.com”. è possibile, tra le tante altre notizie, leggere le lista dei nominativi dei caduti della nostra provincia che si trovano inumati nei cimiteri militari fino al 12 marzo 2009, almeno di quelli che Zamboni è riuscito a trovare qualche notizia. L’elenco è diviso per i Paesi del nostro territorio, così da facilitare la ricerca. Oltre ai dati anagrafici sono indicati il luogo della prigionia, l’eventuale liberazione, il luogo del decesso e ,ovviamente dove sono sepolti. Davvero una grande opera di ricerca che oggi più che mai, deve servire a non dimenticare Il sito contiene poi una gran quantità di informazioni per quanti, parenti di deportati, volessero mettersi alla ricerca dei loro cari , compresi gli indirizzi ai quali rivolgersi per far visita ai luoghi di sepoltura. Grazie a questo sito molti hanno ritrovato le spoglie di parenti dei quali non avevano avuto più notizie.

 

Dr Salvatore AIEZZA

Gli sfollati dopo i bombardamenti, a cura del Dott. Salvatore Aiezza

Gen 11th, 2012 Postato in Documenti | Commenti disabilitati su Gli sfollati dopo i bombardamenti, a cura del Dott. Salvatore Aiezza

Gli sfollati dopo i bombardamenti:

l’esodo, le storie, le testimonianze

(a cura di Salvatore Aiezza)

 

Nel corso degli anni successivi ai bombardamenti, un mare di inchiostro è stato speso per scrivere e raccontare i tristi  avvenimenti dell’estate del ’43. E’ stata raccontata la tragedia della popolazione; il martirio della città e le sue ferite; abbiamo letto, a volte terrificati, le innumerevoli testimonianze raccolte (ah, se ci fosse il museo!) ma poco si è detto sul fenomeno e su come cambiò la vita,  immediatamente dopo i bombardamenti, di  tutti coloro che sopravvissero e furono costretti a “sfollare” nei Paesi del  nostro generoso e stupendo Subappennino  dove trovarono ospitalità  e sostegno centinaia di persone e soprattutto di come si svolgeva la vita di quanti trovarono rifugio in quelle zone sino a quando il ritorno nell’amata Foggia non fu possibile.

Queste pagine sono dedicate a loro, gli sfollati e al loro “esodo”, nonché a coloro che li accolsero. Perche’ la memoria non muoia…..MAI!!

Per noi che non abbiamo vissuto direttamente quei giorni, le immagini che si formano ai nostri  occhi attraverso il racconto di insigni e autorevoli commentatori e le testimonianze degli anziani giungono sino al triste avvio verso “l’esodo”: carovane di persone, grandi e piccoli, che si muovono, a piedi o con qualsiasi mezzo di fortuna, verso le strade oramai irriconoscibili e i tratturi che dipartono da Foggia, con le loro masserizie e ciò che resta di quel poco che le bombe hanno risparmiato, per andare verso luoghi più sicuri e mettersi  in salvo.  Sono come flashback che ci ritornano in mente tutte le volte che i mass media mostrano le foto o i video di quanti sono ancora oggi costretti ad abbandonare le loro case nei Paesi dove la pace è ancora lontana e si avviano, paurosi e sconvolti, verso luoghi che nemmeno conoscono. Allora pensiamo che  proprio così dovevano essere le immagini che avremmo visto in quella estate del 43 a Foggia.

Pensate che alcune persone molto anziane con le quali ho parlato, hanno confessato che sino ad allora non erano mai, dico mai, usciti dalla città che, non dimentichiamolo, era economicamente povera, condizione aggravata dalla guerra.

Di conseguenza, per tanti nostri concittadini, avviarsi subito dopo i bombardamenti ancora con il sibilo delle bombe nelle orecchie, il frastuono della distruzione e il terrore nei loro occhi, verso luoghi sconosciuti è stata una vera tragedia nella tragedia e molti di costoro avevano dovuto abbandonare congiunti e amici feriti a morte o dispersi sotto le macerie, cosa che aggiungeva angoscia e tristezza all’amaro esodo.

La “partenza”  in genere avveniva subito dopo i bombardamenti, specie quelli del 22 luglio e, di quei pochi rimasti, dopo il 19 agosto, quando  i gruppi famigliari ricostituitisi e i sopravvissuti si dirigevano verso piazza XX Settembre, Piazza Cavour, Via Lanza, dove c’erano i camion e le carrozze (più spesso solo i cavalli) pronti a trasportarli verso la nuova destinazione (proprio come oggi vediamo nei film e nei vari TG). Il trasporto avveniva quasi  sempre (si sottolinea il quasi) in modo gratuito.

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Dr. Salvatore Aiezza, raccolta di testimonianze

Gen 11th, 2012 Postato in testimonianze | Commenti disabilitati su Dr. Salvatore Aiezza, raccolta di testimonianze

Pubblico un documento indirizzato al sig. Alfonso De Santis, scrittore e testimone dei bombardamenti sul Foggia nel 1943. A redigere il documento è il Dott. Salvatore Aiezza che recentemente ha scritto un libro sulla stazione del capoluogo Dauno, ‘Foggia, stazione di Foggia’

PREG.MO SIG.
Alfonso DE SANTIS

Ho letto con estremo interesse e partecipato con emozione agli avvenimenti così fedelmente raccontati nel Suo ultimo lavoro editoriale: “L’immane tragedia dell’estate dei 1943 a Foggia”. Avevo già avuto modo di leggere i Suoi precedenti scritti : “ll dito nella piaga” e “schegge” dai quali già traspariva un profondo senso di umanità, giustizia e legalità,valori che sembrano, purtroppo insieme a tanti altri …ex valori..! Finiti nel dimenticatoio della nostra società e che vengono invece da Lei riaffermati con determinazione in questo nuovo testo letterario.
Premetto che anch’io, come Lei, non sono “geneticamente” originario di questa città poiché sono occasionalmente nato a Foggia,come si dice con freddo linguaggio burocratico, dato che i miei genitori sono originari della Campania e dell’Emilia Romagna e quivi sono giunti per motivi di lavoro. Purtuttavia ho imparato ad amare Foggia dove ho conosciuto la mia attuale moglie dalla quale ho avuto 4 splendidi figli dei quali uno purtroppo prematuramente scomparso.
Avevo letto anche altri testi che raccontano della tragica estate del 43 con dovizia di particolari e documentazione molto interessante. Cito,tra tutti: “La città spezzata”e “…La morte venne dal cielo” ma la Sua “testimonianza” diretta, vissuta e raccontata con gli occhi di un bambino al quale, insieme ad innumerevoli altri coetanei venne vigliaccamente e barbaramente impedito da una guerra assurda la gioia di vivere con serenità e spensieratezza gli anni più belli della vita, mi ha colpito particolarmente; E di tanto ancor più me ne sono reso conto quando, leggendo il  Suo libro mi è capitato di incontrare lo sguardo dei miei figli e il paragone con le vicende che andavo leggendo non poteva non essere fatto… Così,sollecitato dalla lettura di quelle pagine, sono riuscito a tirare fuori dai cassetti della mia memoria alcuni spunti, spero interessanti anche per i suoi eventuali futuri lavori.
Pur dunque non essendo, nei termini che ho avuto modo di precisare, foggiano “purosangue” ho per converso sposato una donna le cui origine sono saldamente foggiane da generazioni. Le cose che sto per dirLe le ho quindi appreso da persone a me care e che le hanno vissute in prima persona. Mia suocera, Lucia Pecorella: amata e stimata maestra elementare sino a pochi anni orsono, di quelle che,per intenderci,non si dimenticano mai e alla quale ancora oggi i suoi ex alunni alcuni oramai ultraquarantenni,miei coetanei,non mancano di farLe visita nelle ricorrenze.(…altri tempi, altre scuole quando la maestra era davvero la seconda, se non talvolta la prima, mamma.. ..). . .Mio suocero ma,soprattutto, la nonna di mia moglie,maestra di francese: Donna Assunta Colecchia, scomparsa a venerandissima età sugli albori del 2000.

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