U tavel d’i Tedesch…il tavolo che racconta la guerra !

Gen 6th, 2013 Postato in Storie, testimonianze | Commenti disabilitati su U tavel d’i Tedesch…il tavolo che racconta la guerra !

Il vecchio Santuario dell’Incoronata

Articolo tratto da ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’ del 30 dicembre 2012 di Carmine de Leo

C’era una volta, con questa tradizionale frase delle favole bisognerebbe iniziare questa storia, ma non si tratta affatto di una favola e di fatti e personaggi fantastici, ma di vicende realmente accadute durante l’ultima guerra mondiale e tutte vere !

Il protagonista di questa storia è un vecchio e massiccio tavolo di legno: “u tavel d’i Tedesc”, il tavolo dei Tedeschi, la cui storia ha segnato quella di alcune generazioni di una famiglia Dauna.

Siamo nell’estate del terribile 1943, Foggia viene massicciamente bombardata dalle forze alleate; dopo queste spaventose devastazioni che la rasero al suolo, anche gli uffici pubblici si trasferirono in provincia; mentre la popolazione abbandonava la città con lunghe code di sfollati che si dirigevano verso i paesi del Subappennino, ma anche verso isolate masserie del Tavoliere.

In una di queste, situata nei pressi del Santuario dell’Incoronata, si rifugiò la famiglia Venetucci, padre, madre e una numerosa prole di varia età!

Purtroppo, non avendo altri riferimenti, parenti od amici, erano stati costretti a trovare rifugio in quel luogo un po’ pericoloso, perché non molto lontano dalla città, che ancora subiva bombardamenti massicci dagli alleati.

Inoltre, un altro pericolo, era rappresentato dalla vicinanza della masseria al bosco dell’Incoronata, perché intorno all’omonimo Santuario, si erano accampate le truppe Tedesche.

Accadeva, infatti, che qualcuno di questi soldati si spingeva fino alle masserie vicine ed allora tutte le ragazze si rifugiavano in un piccolo locale sotterraneo, cui si accedeva da una botola sotto il fienile, trattenendo respiri e starnuti e passando il tempo a pregare.

I Tedeschi, verso la fine del mese di Settembre del 1943, occupata ormai Foggia dalle truppe anglo-americane, sgombrarono il loro accampamento nel bosco dell’Incoronata, abbandonando molto del loro armamento e varie masserizie che avevano rastrellato nei paesi della Capitanata.

Ritirata delle truppe Tedesche

I Venetucci erano venuti a conoscenza che il loro appartamento presso i palazzi dell’INCIS, era andato distrutto da una bomba, che aveva colpito un’ala dell’edificio; pertanto avevano perduto ogni loro bene: mobili, abiti, corredi, utensili, ecc, e la partenza dei Tedeschi diede loro una buona occasione per cercare nell’accampamento dell’Incoronata ormai deserto di recuperare qualche oggetto o mobile utile a sopravvivere.

Si recarono quindi con altri sfollati presso il bosco e, raccolte alcune pentole e coperte, recuperarono anche un vecchio tavolo di legno.

In seguito, essendosi trasferito il Tribunale di Foggia, ove lavorava il capofamiglia, nella vicina Lucera, la numerosa famiglia lo seguì insieme a quello che ormai era chiamato ““u tavel d’i Tedesc”.

Passarono gli anni, trasferitisi dapprima nuovamente a Foggia e poi definitivamente a San Severo, loro paese di origine, il vecchio tavolo dei Tedeschi, bontà della sua ottima qualità, fu posto nella cucina della nuova casa e con questo nome, quasi fosse un componente della famiglia, quasi avesse un’anima, raccontò infinite volte alle frotte di nipoti, tra cui chi scrive, la sua storia di guerra !

L’atterraggio di fortuna di due aviatrici francesi a Foggia nel 1938

Gen 2nd, 2013 Postato in Storie | Commenti disabilitati su L’atterraggio di fortuna di due aviatrici francesi a Foggia nel 1938

Articolo di Carmine de Leo tratto da ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’ del 20 novembre 2011

L’aeroporto più vicino alla città di Foggia è il “Gino Lisa”, scalo ricco di storia, sulla sua pista di atterraggio impararono a volare molti piloti d’oltre oceano, come l’italo americano Fiorello La Guardia, che sarà poi sindaco di New York.

La pista e gli hangar del Gino Lisa era segnalati nelle mappe di volo ed utilizzati spesso; negli anni trenta del secolo scorso vi atterrarono, per una emergenza, due aviatrici francesi, infermiere della Croce Rossa, che si recavano da Parigi fino alla lontana colonia francese di Pondicherry, sulla costa orientale dell’India.

Una vera e propria attraversata di circa quindici giorni, questa delle due donne pilota francesi, che si recavano a Pondicherry per prestare la loro opera come infermiere in quella sperduta colonia.

Marie Claire Roman e Alix Lucas-Naudin, questi i nomi delle nostre crocerossine, definite: “Les deux courageuses aviatrices” le due coraggiose aviatrici, nelle righe di un articolo sulla loro impresa pubblicato nel 1938 sul bollettino bimestrale della Croce Rossa “Union de Femmes de France – Societè d’Assistance Militaire, Familiale et Sociale”.

Su questa rivista fu pubblicato infatti un breve resoconto del diario di viaggio delle due aviatrici.

Le valorose infermiere, prima di partire da Parigi, effettuarono un’accurata preparazione del loro veicolo, aggiungendovi pure dei serbatoi di supplementari di riserva, un equipaggiamento speciale per i voli notturni ed altri accorgimenti tecnici, oltre a recuperare prima del viaggio anche i permessi di volo per gli scali ove avrebbero sostato.

Infine…”le dècollage”, il decollo ! piccola sosta a Nizza e poi il mare: “La Mèditerranèe est magnifique, premiere vol sur la mer qui m’enchante”.

Ecco poi le nostre aviatrici arrivare a Roma, dove trovano la pista d’atterraggio inondata d’acqua e dopo “longues formalites”, lunghe formalità, si riparte!

La traversata della catena montuoso degli Appenini, caratterizzata dal mal tempo, pioggia e vento forte, ritardano i piani di volo e pertanto le aviatrici sono costrette a rinunciare a raggiungere l’aeroporto di Brindisi prima della notte.

Lo scalo più vicino era quello di Foggia, scalo allora militare e di cui non si avevano i permessi di volo, ma nonostante ciò le due francesi, a causa delle cattive condizioni meteorologiche, furono costrette ad effettuare un atterraggio di fortuna sulla pista del Gino Lisa.

Appena atterrate furono poste entrambe in stato di fermo ed il loro aereo fu rinchiuso in un hangar lontano senza possibilità di avvicinamento da parte delle due francesi.

“Avec le meilleure grace du monde, nos amis Italiens nous mettent des oeillères”, con la migliore grazia del mondo i nostri amici Italiani ci misero dei paraocchi, ovvero ci bendarono, al fine di non far visionare alle due francesi il nostro aeroporto militare.

L’impresa delle due aviatrici della Croce Rossa Francese proseguì solo dopo che il comandante dell’aeroporto di Foggia ottenne da Roma la necessaria autorizzazione.

Il volo continuò sorvolando ancora il Mediterraneo, la Siria, Bagdad, Bassora, Karachi, Bombay e finalmente Pondicherry, concludendo un’impresa davvero notevole per quei tempi, dopo aver affrontato varie difficoltà amministrative e tecniche.

Il tragico gesto del Comandante Capardoni (ricostruzione di Antonio Matrella).

Gen 2nd, 2013 Postato in Documenti, Storie | Commenti disabilitati su Il tragico gesto del Comandante Capardoni (ricostruzione di Antonio Matrella).

Dal libro ‘L’8 settembre 1943 in Puglia e Basilicata’ di Vito Antonio Leuzzi e Giulio Esposito pubblicheremo alcuni capitoli riguardanti Foggia e l’interesse bellico che tedeschi e Alleati avevano per il capoluogo Dauno e molti paesi della provincia.

 

“I tedeschi il 9 settembre, aumentati di numero per il sopraggiungere delle loro forze in ritirata da Bari e dalla Calabria, diedero inizio al saccheggio delle abitazioni e dei negozi, sfondando le saracinesche per entrare ed asportare la merce. L’11, di sorpresa, rientrò in città il Comandante del Presidio che col suo ufficio alloggiava nei locali della Banca d’Italia , anch’essa sfollata.

L’eroico Comandante, il generale di Brigata Giovanni Caperdoni, appena sceso dal suo ufficio fu affrontato dai tedeschi che gli imposero la consegna della pistola, egli da miliare si rifiutò e rientrato nel portone della Banca d’Italia si tirò un colpo di pistola alla testa, volendo colpirsi alla tempia. Rimase gravemente ferito, non morì ma rimase cieco. Così testimoniò il prefetto di Foggia: Pièche.

Nelle campagne limitrofe alla città vuota, nei caseggiati rurali, avevano trovato alloggio di fortuna centinaia di sfollati, e in certi poderi erano ricoverati in numero rilevante. Essi cercarono di difendersi dalle prepotenze tedesche.

Nel pomeriggio del 28 mentre si guardava l’arrivo delle truppe alleate, sul Corso Garibaldi arrivò a grande velocità una camionetta tedesca, inseguita da altre due inglesi, Gli occupanti si scambiavano colpi di mitra e pistola, ad un certo momento, all’altezza del magazzino “La Casa del Bianco” da una delle due macchine partì un colpo che raggiunse un povero passante, certo Ritucci. Mentre la macchina tedesca tentava di oltrepassare la Piazza XX settembre, nei pressi del palazzo del Perrone, rimase bloccata dalle macerie esistenti e fu incendiata dalle macchine inglesi. Degli occupanti due morirono e altri furono fatti prigionieri.

Foggia riprese alacramente la sua funzione di città e riprese anche la sua attività politica e sindacale. La provincia contribuì alla formazione del nuovo Esercito di Liberazione Nazionale e contribuì ancora nella lotta della Resistenza che si svolse poco in provincia, ma largamente i dauni parteciparono anche fuori dai confini della Capitanata.”

 

Si ringrazia Carmine de Leo per la segnalazione.