Regia Masseria Pantano, l’ennesimo scempio foggiano

Lug 1st, 2013 Postato in Documenti, Memoria, Segni sul territorio, Storie | Commenti disabilitati su Regia Masseria Pantano, l’ennesimo scempio foggiano

E’ un caldo sabato pomeriggio, i foggiani o sono in casa o al mare in cerca di frescura, le strade sono deserte, una leggera brezza sfiora le foglie degli alberi, decido di fare una chiacchierata con Maurizio Pagliara, co-amministratore della pagina, dopo aver scambiato quattro chiacchiere mi porta in un quartiere alla periferia di Foggia, le strade sono ben tenute, ci sono tante villette di recentissima costruzione, sembra un posto tranquillo, quando in fondo alla strada si scorge chiaramente, tra le sterpaglie alte, una costruzione, si tratta della Ragia Masseria Pantano, ‘appartenuta a Federico II attorno al 1240, veniva usata come luogo di riposo e di caccia, vi erano scuderie di cavalli, fontane e si tenevano serate con fuochi pirotecnici.’

Oggi è poco più che un rudere, la recinzione in un tratto è stata abbattuta, alti arbusti circondano la zona quasi nascondendo la struttura, gli archi a volta sono in pessimo stato di conservazione e si iniziano a vedere i primi crolli con macerie e materiale di risulta riversato all’interno della struttura, una discarica a cielo aperto la circonda, e a poche decine di metri ci sono le nuove abitazioni. Gli arbusti secchi, l’incuria e il degrado potrebbero far crollare definitivamente la già fatiscente struttura in seguito ad un incendio o a eventi naturali come forti piogge e vento. Tra l’altro in quella zona è stato ritrovato un grande villaggio Neolitico ma le ruspe non si sono fermate per costruire un nuovo quartiere a ridosso della storia.

Ci facciamo coraggio e decidiamo di attraversare il tratto di recinzione abbattuto, ci facciamo spazio a fatica, il terreno è scosceso, pieno di detriti e la sterpaglia secca di arriva all’avambraccio. Non entriamo nella struttura poiché pericolante ma scorgiamo quella che era la scuderia, i vari ambienti tra cui uno scantinato. ‘Meglio andare via in questa struttura c’è un pozzo di tre metri di profondità e vista questa condizione sarebbe difficile vederlo’ mi avverte Maurizio, scattiamo qualche foto da un lato affascinati per il luogo ricco di storia dall’altro schifati per lo stato in cui versa. Prima di uscire dalla recinzione sentiamo un rumore dietro di noi, ci voltiamo, è un grosso serpente nero, forse una biscia che si fa strada nel terreno, acceleriamo il passo e ci dirigiamo verso la strada. Testimone di quasi tutta la storia di Foggia, sembra che gli resti poco da vedere se non si effettuano immediati interventi.

I segni sulla città dimenticati.

Giu 23rd, 2013 Postato in Iniziative, Memoria, Segni sul territorio | Commenti disabilitati su I segni sulla città dimenticati.

Ieri è uscito il terzo articolo su l’Attacco della rubrica ‘Foggia in Guerra’ vi proponiamo il testo affinchè si possa aprire un dibattito in merito.

La furia delle bombe lasciò nel cuore e nell’animo dei foggiani un senso di smarrimento e rassegnazione, molti fuggirono, altri fecero perdere le tracce scappando oltreoceano, altri ancora restarono e parteciparono alla ricostruzione della città rendendola vivibile e accogliente facendo però attenzione a non cancellare la memoria, a non eliminare quegli elementi che hanno segnato la storia della città e dei quali tutti i foggiani dovrebbero conoscerne la storia.

Dalla fine del 1943 fino al 1947, gli alleati erano di stanza in Capitanata, la presenza dei numerosissimi aeroporti, la stazione ferroviaria e la zona particolarmente strategica spinse gli squadroni a stabilirsi nel Tavoliere per restare fino alla fine della guerra ed anche oltre. Durante gli anni dell’occupazione, la nostra vita fu indubbiamente influenzata dalla loro presenza, portarono chewing-gum, sigarette, cioccolato e cibi in scatola, molti foggiani non avevano mai visto tutto ciò ma nonostante qualche mese prima ci avessero distrutto, i soldati si mostravano sempre gentili e generosi regalando i loro averi in cambio di piccoli favori.

Tra i segni lasciati dalla coalizione alleata c’è, sicuramente tra i più evidenti, la scritta che indicava il parcheggio riservato alle auto di servizio su una facciata dell’attuale Municipio. Recita ‘Reserved for A-3 Car Staff Car’ è un segno tangibile dell’occupazione se non dell’invasione alleata che prese il potere della città, e di tutta l’Europa,  istituendo gli uffici della Red Cross proprio nella sede dell’odierno Comune. Questo è un segno che evidentemente non piace ne ai foggiani ne ai nostri amministratori, si sta facendo di tutto per farlo scomparire, qualche mese fa, proprio la pagina ‘Foggia in Guerra’, avviò una campagna di sensibilizzazione verso quella scritta poiché era stata vandalizzata, ricoperta da vernice spray, fu presto ripulita per nostra felicità ma ora, con l’arrivo della bella stagione, hanno pensato bene di posizionare lo scarico della condensa del climatizzatore proprio su quella porzione di muro, l’acqua lentamente, goccia dopo goccia sta ‘mangiando’ l’inchiostro nero facendo ormai scomparire il lato sinistro. E’ così complicato canalizzare il flusso d’acqua e coprire la scritta con una economicissima lastra di plexyglass?

Un altro esempio è palazzo Angelone, in vico Aquila, zona via Manzoni, la zona fu duramente colpita dalle bombe, ma quel palazzo la scampò, ora si è pensato bene prima di circondarlo di nuove abitazioni, ‘soffocandolo’ e nascondendolo, la scorsa estate qual che ne restava è stato definitivamente abbattuto, facendo così crollare un altro testimone oculare della storia foggiana.  Altro esempio è l’indicazione, scritta su un muro sull’attuale corso Vittorio Emanuele, parzialmente coperta da ristrutturazioni precedenti, si leggeva solamente ‘Coprifuoco tutti i cittadini dalle ore 20’ e si è pensato bene di coprirla definitivamente facendola sparire per sempre.

Un segno che difficilmente scomparirà è quello delle schegge sul marmo in via Tugini angolo corso Roma, proprio in quell’incrocio una bomba centrò una donna che scappava con una bambina, i segni delle schegge sono evidenti ancora oggi, il marmo è stato scalfito più volte ed in più punti, spesso ci passiamo davanti e neanche ci facciamo caso.

Altro segno nascosto del passaggio degli alleati è il garage riservato al Col. Grosby, con relativa indicazione che si trova all’interno del cortile della Prefettura ed è ancora integra. Questa città ci parla, ci racconta tutto quello che ha passato, i segni seppur sempre meno, ci sono, ma noi spesso non sappiamo individuarli anzi, li calpestiamo senza alcuna pietà. Siamo immersi nella storia, ogni palazzo del centro storico è testimone di avvenimenti che hanno segnato il duro e faticoso percorso che questa città ha vissuto e sta vivendo, una storia non di certo rosea ma ricca di tantissimi avvenimenti nel bene e nel male, il nostro impegno dev’essere quello di salvaguardare e proteggere ciò che il passato ci ha donato e conoscere per non rovinare il futuro.

Cav. Giovanni Battista Corvino, un foggiano al fronte.

Giu 2nd, 2013 Postato in Memoria, Storie, testimonianze | Commenti disabilitati su Cav. Giovanni Battista Corvino, un foggiano al fronte.

Incontriamo il Cav. Giovanni Battista Corvino che ci racconta la sua storia in guerra. Foggiano e oggi 91enne, con una grande lucidità e con ottima proprietà di linguaggio, insignito dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano di due medaglie di Bronzo al valore,  ci dice:’L’altro giorno ho guardato il calendario, ho visto che era il 28 maggio e ho ricordato che proprio quel giorno, settant’anni fa Foggia veniva bombardata per la prima volta ed io ero al fronte, in Slovenia, combattevo per la patria e tentavo di scacciare gli slavi, non ho vissuto in prima persona i bombardamenti ma posso confermare che quello fu un vero atto criminale poiché il 25 luglio del 1943 ci fu il Gran Consiglio del Fascismo che sancì l’uscita di scena di Mussolini, messo fuori proprio dai suoi uomini, poi in accordo con Vittorio Emanuele III, prese il potere Badoglio che considero un traditore in quanto scese a patti con gli americani trattando per la resa dell’Italia. L’armistizio fu annunciato in modo strano ed anomalo, non fu direttamente comunicata a noi soldati la resa e la sera dell’8 settembre fu diramato in radio il comunicato ma io ero in Slovenia venimmo avvisati solo la mattina seguente e regnava la confusione totale, non sapevamo come comportarci. Ci riunimmo al confine slavo e l’11 settembre ci portarono a Gorizia, nonostante ufficialmente la guerra fosse finita, gli slavi volevano far saltare il ponte sull’Isonzo e io e i miei uomini lo difendemmo , la battaglia si preannunciava ardua ma improvvisamente tutti sparirono, raccogliemmo il nostro materiale ed andammo a Feltro, fui accolto dal medico militare, dott. Vergani che mi portò a casa sua, a Belluno, qui incontrai un antifascista francese, facemmo un buon pranzo a base di Lepre e mi fu affidato il compito di gestire uno squadrone di partigiani in Veneto, ero titubante sull’incarico così presi il treno e mi diressi ad Ancona, improvvisamente tutto si fermò e fui catturato dai tedeschi che mi tennero prigioniero per 15 giorni. Devo dire che ci trattarono bene, ci facevano marciare e giocare a carte, non era vissuta come una vera prigionia, una brutta sorte toccò alla divisione Messina che era prigioniera con noi, la maggior parte di loro fu deportata nei campi di concentramento in Germania. Con vari escamotage e con un pizzico di fortuna riuscì ad evadere pensando che volessero deportare anche me, raggiunsi di corsa la stazione e sempre in treno arrivai a Pescara, la macchina era a vapore e faceva rifornimento di acqua a Ortona a Mare, scesi li, era fine settembre del ’43.’

‘Seppi che il 1 ottobre gli americani erano arrivati quasi a Termoli ma i tedeschi continuavano a compiere rastrellamenti selvaggi di uomini e militari, lasciai ogni mezzo e a piedi, evitando le strade, attraversai il Sangro e il Trigno, giunsi a Guglionesi, qui fui fatto prigioniero dagli americani che mi interrogarono anche loro mi trattarono bene, gli spiegai che ero di Foggia, così mi portarono nella mia città. Lo spettacolo fu triste, la mia famiglia era sfollata a Panni, i soldati mi lasciarono alle Marcelline, essendo reduce di guerra, con esperienza di ufficiale e quindi un tesoro per l’esercito, fui convocato a San Severo, poi Bari e Lecce, mi arruolarono in una divisione di Alpini, ci radunammo a Bisacce. Da qui fummo trasferiti ad Alberobello e infine a Nardò, creammo il gruppo degli Aplini Piemonte, intanto Badoglio aveva chiesto agli americani di collaborare, quindi ora il nostro esercito era alleato al loro, i bersaglieri di Brindisi costituirono un battaglione motorizzato, a Montelungo, tra Molise e Campania, era l’8 dicembre, pioveva e c’era molta nebbia, erano tutti soldati inesperti, ne conoscevo alcuni, morirono praticamente tutti, 160, ora i loro resti riposano in un cimitero proprio a Montelungo, gli americani constatarono che l’esercito italiano non era in grado di sostenere il peso di quella guerra allora eravamo la seconda scelta, eravamo sempre dietro le loro linee.’

‘Una linea molto importante era quella sull’asse Anzio, Cassino e Ortona a Mare, al centro c’era Monte Marrone, punto cruciale per i tedeschi, era una postazione di osservazione sul Volturno, da li partivano gli allarmi in caso di attacco e dalla parte più in alto poi partivano i colpi di artiglieria. Quella postazione non era sempre occupata, ci diedero il compito di raggiungere e conquistare quel monte, scalammo la parete sud, poco visibile e molto ripida, la sera del 31 marzo 1944 arrivammo a Monte Marrone, inaspettatamente i tedeschi batterono in ritirata ma pensando che fossimo fuggiti anche noi, una pattuglia, il giorno seguente passò di li e per loro non ci fu scampo. Tra l’8 e il 9 aprile, giorno di Pasqua, i tedeschi tentarono di coglierci di sorpresa, volevano spingerci giù, c’era la neve, non potevamo correre, ci riparammo come potevamo, noi, la III compagnia, ci facevamo scudo con le rocce, sparavamo e pregavamo, dopo molte ore riuscimmo a respingerli, questa è un’impresa passata quasi alla storia, gli altri squadroni considerarono quel posto come un santuario, da soli riuscimmo a resistere, anche se molti miei compagni persero la vita, io sono salvo per fortuna. Il passo successivo fu quello di occupare Monte Mare, con la collaborazione dei paracadutisti aprimmo di fatto la strada per Roma, noi ci consentirono di andare oltre, gli americani vollero appropriarsi del merito e dopo avergli aperto la strada ci ordinarono di fermarci, loro proseguirono.’

‘Per me la guerra continuò, il 20 luglio ’44 il nostro squadrone entrò per primo a Jesi, intanto si era costituito il CIL (Corpo Italiano di Liberazione), ci fermammo sulla linea Gotica poiché dopo una lunga permanenza a Jesi, stava arrivando l’inverno. Partecipai anche alla campagna di Russia, dovevamo prendere il Caucaso, ci comandava il generale Gariboldi, che ci fece spostare sul Don, avevo il compito di comandare i fucilieri, lavorammo duro per costruire le trincee e i bunker in vista del rigido inverno. A dicembre l’offensiva russa fu devastante, ritirammo di 20 chilometri, durante uno di questi combattimenti, il 28 dicembre, rimasi ferito ad un braccio, era mezzanotte, il freddo era glaciale, ci riparammo dietro cumuli di paglia, facevo servizio di guardia, arrivai alla quarta e ultima postazione, dal buio vidi il luccichio dei fucili, erano puntati contro di me, i soldati avevano una stella rossa, era russi, alzai le mani, mi tolsero le armi, credevo che fosse la fine per me, per incoscienza e preso dal terrore in un attimo di distrazione iniziai a correre ed urlare, inaspettatamente loro non mi spararono, raggiunsi gli altri spiegai tutto e ci mettemmo in guardia ed appostati, anche quella fu una violenta battaglia, riuscimmo ad avanzare ma all’ultima postazione, quella dove fui fermato, una raffica di proiettili mi sfiorò, uno si conficcò nel braccio vicino al petto, per una questione di centimetri mi salvai ancora anche li molti commilitoni persero la vita.’

‘Finita la guerra, rientrai a Foggia nel gennaio del 1946, mi chiesero di restare in caserma visto il servizio svolto sul fronte ma rifiutai, se dovevo essere nell’esercito volevo muovermi e viaggiare, così presi un posto alla cartiera, dove già lavoravo dall’età di 18 anni prima di partire, confermo che lì c’era uno stabilimento di armi chimiche, la struttura era semplice, davanti c’era lo stabilimento per produrre la carta e sul retro un capannone preso dalla Saronio per esperimenti sui prodotti chimici, in cartiera, vista l’assenza di cellulosa, si lavorava una soluzione salina, con un sistema di silos e aeratori, si otteneva la soda nella quale veniva immersa la paglia che poi diventava carta. tutti i fumi derivanti dal processo venivano raccolti da apposite tubazioni che erano collegate direttamente con l’impianto chimico attiguo, da quello che so, oltre qualche esperimento sui processi chimici e sull’Iprite e il Fosgene non si andò, gli americani arrivarono prima che si potesse davvero produrre una bomba con i prodotti chimici.’

La tragica estate del ’43, conferenza mutimediale al ‘Pascal’.

Apr 22nd, 2013 Postato in Iniziative, Memoria | Commenti disabilitati su La tragica estate del ’43, conferenza mutimediale al ‘Pascal’.

164288_543317599048098_1414222382_nNell’ambito delle iniziative dell’istituto I.T.C. ‘Blaise Pascal’, dal titolo ‘Sul filo della memoria, la banalità del male’, Carmine de Leo, ricercatore storico, giornalista e scrittore, nonché ispettore onorario per il Ministero per i Beni e le attività Culturali, Vincenzo Saponaro, giovane studente di ingegneria al Politecnico di Bari ed ex alunno, appassionato di storia locale, ricercatore ed amministratore del sito web ‘Foggia in Guerra’ aggregatore di notizie storiche sul ruolo che Foggia ricoprì durante il secondo conflitto mondiale. Raccogliendo oltre diecimila foto, documenti e testimonianze è il primo sito storico dedicato all’argomento. Interverrà il geom. Arcangelo Gabaldi, impiegato presso il comune di Foggia nel 1943 e testimone oculare dei tragici fatti di quell’estate di cui quest’anno ricorre il 70° anniversario, prenderanno parte alla conferenza il 27 aprile 2013 a partire dalle ore 11.30 presso la biblioteca ‘E. Springer’ della scuola superiore ‘B. Pascal’ di Foggia.

La città di Foggia a 70 anni di distanza dai tragici bombardamenti che rasero al suolo gran parte degli edifici e spensero numerose vite innocenti, ricorda questo avvenimento di cui soprattutto i giovani conoscono ben poco. I segni della guerra sono presenti ancora oggi, molte ferite non sono mai state risanate, gli anziani hanno ancora il terrore negli occhi per quello che hanno visto e le giovani generazioni hanno il compito di portare avanti la memoria storica, di ricordare ciò che è accaduto nella nostra città durante la seconda guerra mondiale. Tenere una conferenza in una scuola superiore, rivolta alle classi V, a ragazzi prossimi al diploma e che saranno il futuro della nostra società è molto importante affinché si conoscano meglio le dinamiche e le storie che ci sono dietro il tragico evento e per ricordare quanto importante fu la città di Foggia e l’intera provincia per la coalizione Alleata. Il capoluogo Dauno ricoprì un’importanza strategica fondamentale per l’avanzata verso Roma, una delle città del sud più bombardate, l’argomento sarà analizzato con un interessante viaggio tra foto, fonti e documenti esclusivi.
Porteranno i saluti il preside dell’istituto prof. Raffaele Zannotti, la prof.ssa M. Patrizia Fusilli, Funzione Strumentali Eventi e Cultura, il prof. Leo Rotundo, docente presso la scuola ‘B. Pascal’ appassionato di storia e ideatore del sito ‘Foggia in Guerra’, e il prof. Raffaele Identi, direttore del giornale scolastico ‘Il Sottosopra’.

La guerra a Foggia, Fonti e Documenti.

Mar 28th, 2013 Postato in Iniziative, Memoria | Commenti disabilitati su La guerra a Foggia, Fonti e Documenti.

locandina 26-3-13 conferenza La guerra a Fg-Museo CivicoGrande successo per la conferenza tenutasi presso il Museo Civico di Foggia dal titolo ‘La guerra a Foggia – Fonti e Documenti’. Alla presenza della direttrice del Museo, dott.ssa Gloria Fazia, del Cons.re Naz.le Nastro Azzurro Lorenzo Brunetti e del presidente degli Amici del Museo avv. Domenico di Conza, Carmine de Leo ha illustrato attraverso fotografie originali dell’epoca, documenti e stralci di giornale il periodo dalla prima guerra mondiale fino all’occupazione alleata.

I DOCUMENTI- Il de Leo ha mostrato durante il suo intervento quanto fosse importante per Foggia il Gino Lisa, che per gli alleati fu il punto di riferimento per addestrare nuovi piloti, ‘The foggiani group’ erano soprannominati, la scuola di volo di Foggia era tra le migliori e più avanzate, troppo facile quindi il confronto con il presente, oggi dopo varie battaglie l’aeroporto civile è chiuso, è stato tutto trasferito a Bari, il monumento che salutava i viaggiatori all’ingresso della struttura, ‘Ali sospese’, simbolo dello stesso aeroporto ora è abbandonato tra le campagne, nella terra, coperto da un cumulo di stracci. Si ritorna a 70 anni fa, alla guerra, che ufficialmente colpisce l’Italia meridionale già nel 1941 anche se la popolazione civile di poco si accorge. L’obiettivo è quello di mettere in ginocchio tutta la Puglia tagliando l’acqua, un gruppo di paracadutisti alleati hanno l’obiettivo di far saltare il ponte sul Tragino, servono diversi chili di esplosivo, perchè in cemento armato, la missione pericolosissima non è quindi compiuta per mancanza di attrezzatura necessaria e quindi tutti corrono verso il fiume Sele dove ad attenderli doveva esserci un sommergibile che non è mai partito, furono tutti fatti prigionieri. Arriviamo al 1943, le foto strazianti della devastazione delle bombe, la città distrutta, poi l’arrivo degli alleati, un’interessante raccolta di documenti da parte di Carmine de Leo che ha fornito indicazioni sugli archivi nei quali è possibile reperire il materiale, bisogna avere tanta passione e pazienza per ricercare.

LA STORIA E LE NUOVE GENERAZIONI- Tocca a Vincenzo Saponaro, 22enne studente universitario ed appassionato di storia, amministratore del sito web Foggia in Guerra interviene durante la conferenza al Museo Civico. La storia e le nuove tecnologie si possono conciliare, il sito messo su da Saponaro su idea del prof. Rotundo, nasce nel 2008 e subito risalta all’attenzione dei foggiani e non, fino a quel momento non esisteva un sito web eclusivo sull’argomento. Coma ha affermato Saponaro, ‘il sito è di proprietà della collettività, i documenti e le foto presenti vengono tutti dalle vostre storie’. Molto interessante è la sezione Testimonianze. Saponaro ringrazia anche i suoi preziosi collaboratori soprattutto per la pagina Facebook, Giuseppe Capolongo e Tommaso Palermo per aver fornito molto materiale e indicazioni storiche, Roberta Mastroluca per la diffusione della pagina e degli articoli, Carmine de Leo e Salvatore Aiezza peril materiale messo a disposizione per il sito. Una carrellata di foto dell’epoca soffermandosi sui protagonisti, Madleine Carroll, Padre Odorico Tempesta, Padre Agostino Castrillo, il dott. De Mita, Mons. Fortunato Maria Farina, don Mario Aquilino, gente che si è prodigata per dare manforte durante la tragica estate che ha colpito la città di Foggia dall’alto. Poi la foto della ‘fuga’ della Madonna dei sette veli, portata a San Marco in Lamis nell’agosto 1943, la città è abbandonata, i foggiani non hanno neanche la loro patrona. Distruzione e morte fino a settembre, quando arrivano gli alleati che dopo averli bombardati portano ordine, spicca la figura del maestro Garofalo che con la sua musica allegra fa divertire gli ufficiali. ‘I nostri nonni hanno ricostruito una città ridotta ad un cumulo di macerie, trasformandola in un centro importante per il sud e per l’Italia intera, oggi siamo sprofondati agli ultimi posti come vivibilità, dobbiamo raccogliere le macerie economiche e risollevare le sorti di questa città dalla memoria corta.’